La solidarietà non basta più, il Vescovo chiede fraternità

MANTOVA –

Ha parlato di fraternità artigianale e capillare, il Vescovo di Mantova, Marco Busca, nel suo Discorso alla Città, che ha anticipato la celebrazione eucaristica per il patrono cittadino, S. Anselmo, tenutasi ieri in Duomo di fronte alle autorità istituzionali e ai rappresentati del mondo del lavoro, della scuola e della cultura. «La solidarietà non basta più oramai; ad una solidarietà passeggera, e con radici fragili, dobbiamo sostituire una condivisione più piena e stabile fondata sul concetto di fraternità affinché questo diventi paradigma e misura con cui ripensare la politica, l’economia, la società in generale e le nostre relazioni personali».
Il Vescovo, Mons. Busca, ha altresì posto l’accento sulla possibilità dell’esistenza di una “cattiva fraternità”, come quella incarnata dall’esempio biblico di Caino e Abele, ove gli effetti distorsivi di questo sentimento, altrimenti nobile e caritatevole, possono dare adito a forme deviate di fraternità quali il bullismo, il razzismo e altre forme di gruppi sociali escludenti; o ancora a forme malavitose quali la connivenza, l’omertà, la corruzione. Quello che invece si auspica e si incoraggia è «un addomesticamento graduale con ciascun fratello, che rimane pur sempre uno sconosciuto nella sua diversità, ma che va comunque approcciato in un processo delicato, lento e di progressiva costruzione del rapporto umano».
Con il termine fraternità, Mons. Marco Busca fa riferimento esplicito ad uno dei tre fondamentali della rivoluzione francese, liberté, égalité, fraternité, recuperati da Papa Francesco nella sua enciclica, i quali tuttavia hanno fallito nel «legarsi alla concretezza della vita, mancando di entrare nell’orizzonte esistenziale di tutti e allontanandosi come miraggio irraggiungibile». Ad una visione fallimentare dell’uomo moderno, isolato e solo, si contrappone l’idea salvifica della fratellanza, intesa come comunità civile, che sappia imparare dai propri sbagli e soprattutto lo faccia con metodo, programmaticamente. Ed è a questo punto del Discorso alla Città che il Vescovo introduce il concetto riassuntivo di «artigianato della fraternità», intendendosi con questo un lavoro capillare e metodico che non rinunci al sogno sottostante, che intenda perseguire una visione sostenuta da azioni concrete, una proiezione corroborata dall’azione e una visione finalizzata dalla realizzazione tangibile.

Per ottenere ciò vengono proposte delle “piste” a cui poterci ancorare per non perderci in un momento ancora così difficile, e per non fare «come vuole la concezione moderna secondo la quale l’individuo precede la società e considerandoli due realtà che corrono su piani paralleli».

In primis va promossa «la cultura dell’incontro» suggerisce il Vescovo, Mons. Marco Busca “rendendolo uno stile fondante e abituale della nostra società. Bisogna inoltre educare ad una sana mentalità della fraternità, in ambito scolastico ma non solo: anche nella sfera sociale nel suo complesso. E’ necessario, inoltre, prendersi cura delle fragilità (l’urgenza di una situazione socio-economica a rischio di esplosione incombe più che mai). Infine, bisogna chiedersi se è possibile una nuova economia del dono e della comunione in un quadro di etica degli affari che deve diventare il vero motore del cambiamento”.