MANTOVA È stato respinto ieri l’emendamento leghista al disegno di legge sugli enti locali, in corso di approvazione che avrebbe concesso ai sindaci e ai governatori di Regione il terzo mandato. A levare gli scud sono stati Fratelli d’Italia, Forza Italia, ma trasversalmente anche Pd e M5S. Una bocciatura che di fatto pone fine alla possibilità del sindaco di Mantova Mattia Palazzi di ricandidarsi nel 2026. «Tutti i sindaci di tutti i partiti sono favorevoli a introdurre la possibilità del terzo mandato, a oggi consentito solo ai Comuni fino ai 15 mila abitanti e nessun limite per i sindaci sotto i 5 mila abitanti – commenta Palazzi stesso sui social –. Non ha alcun senso che in Italia ci siano 7.400 Comuni con zero limiti o tre mandati, e 700 col limite di due mandati».
Si continua a modificare l’impianto istituzionale del Per Palazzi è sbagliato parlare di 3° mandato come fosse una prosecuzione diretta e come se fosse un obbligo. «Così è falsare il dibattito perché in mezzo c’è il voto dei cittadini, che scelgono. Anche tra il primo e secondo mandato se fai male ti mandano a casa. Il bello della democrazia è anche questo».
In tutti gli altri paesi europei, salvo il Portogallo, che ha limite di tre mandati, non c’è limite per i sindaci. «I contrari, anche nel mio partito – prosegue Palazzi –, dicono che i sindaci avrebbero troppo potere (ma non parlano mai di responsabilità, che strano!) e dar loro la terza elezione creerebbe blocchi di potere. Non condivido tale tesi, ma se davvero fosse questo il punto il parlamento avrebbe già lavorato o lavorerebbe sul testo unico enti locali e sui poteri dei consigli comunali, senza limitare la libertà di scelta degli elettori. E invece niente. Ma soprattutto qualcuno mi deve spiegare se è più facile che si creino quei “blocchi di potere” nei Comuni più piccoli o dove votano centinaia di migliaia di persone, o addirittura milioni. Se si vuole essere coerenti, lo dico anche al mio partito, allora si mettano le preferenze anche per eleggere i parlamentari. Almeno gli elettori saprebbero chi hanno eletto, come nel caso dei sindaci e presidenti di Regione».