Pescherie di Giulio Romano: dopo 6 anni sono ancora chiuse

MANTOVA Sei anni di tempo per ristrutturare e rendere alla città un monumento storico significativo del centro come contenitore di attività culturali. Ma dal 2016 a oggi nulla si è visto, e a quanto pare anche i soldi necessari all’operazione sarebbero finiti. Lo sostiene Pier Luigi Baschieri, capogruppo di Forza Italia in Comune, interrogando il sindaco riguardo all’operazione condotta sulle Pescherie di Levante, opera che porta la firma architettonica eccellente di Giulio Romano.
È nell’agosto del 2016 che nasce la concessione di valorizzazione delle Pescherie con bando di gara vinto dalle associazioni “Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani” e “Non Capovolgere-Arte”, che a sua volta hanno costituito un nuovo soggetto denominato “Fondazione le Pescherie di Giulio Romano”. Durata del contratto: 30 anni dietro il pagamento di un corrispettivo di 20mila euro annui per il canone di concessione.
Il costo di ristrutturazione preventivato è di 600mila euro, poi lievitato a 1,18 milioni, come si evince dal sito nazionale dedicato ai progetti candidati all’Art bonus – strumento voluto dall’ex ministro Franceschini per recuperare fondi detassabili dai privati da destinare al patrimonio culturale pubblico.
«Ad oggi, grazie alle erogazioni liberali e ai contributi delle fondazioni, si sono raccolti 221.500 euro – commenta Baschieri –: un bel gruzzoletto, ma non sufficiente per concludere i lavori sulle Pescherie, che risultano ancora chiuse al pubblico e avvolte nel silenzio della politica locale. E dire che il bando comunale prevedeva inderogabilmente la conclusione dei lavori entro 5 anni dalla aggiudicazione, mentre le associazioni aggiudicatrici stimavano nel cronoprogramma 54 mesi per il taglio del nastro».
Da qui l’interrogazione al sindaco Mattia Palazzi (che è anche assessore alla cultura) per avere ragione di tanto silenzio, commenta il capogruppo azzurro. «Dopo i sei annunci susseguitesi nell’ultimo biennio relativi alla imminente apertura al pubblico della Torre della Gabbia ed al raddoppio delle spese del suo recupero all’uso collettivo, passate da 1,5 a 3 milioni di euro; dopo i due anni di blocco dei lavori di San Nicolò dovuti alla variante di progetto per preservare il cimitero ebraico e all’aumento dei costi passati dagli iniziali 18 agli oltre 30 milioni previsti oggi per l’intero comparto, è lecito chiedersi a quale punto sia il recupero delle Pescherie di Levante realizzate dal genio di Giulio Romano tra il 1536 ed il 1546. Un immobile “scaricato” dall’amministrazione comunale e già finito nel piano delle alienazioni, che il centrosinistra ha voluto intelligentemente recuperare ed evitare che finisse nelle mani di qualche privato per la modica cifra di 240mila euro».