Una pianura tutta violetta e l’allarme smog a giorni alterni

MANTOVA Mantova Sta storia dello smog sembra un giorno una favola e l’altro una tragedia. Diamoci una regolata. Se le polveri sottili, in una certa concentrazione, sono provatamente dannose per la salute, non possono essere un giorno tollerabili e l’altro insopportabili. A parte i lenimenti stagionali, e dati dalle correnti d’aria improvvise, non è logico affrontare il tema dell’inquinamento come se fosse un problema a ore, di contingenza.

Il vento di maggio e l’aria di giugno non sono di per sé il rimedio al semestre di polveri sottili, fumi, gas, come il biossido di azoto, prodotto soprattutto dai motori diesel, e l’ozono, capaci di causare irritazioni dell’apparato respiratorio; ci sono poi gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA).

Lo smog non può essere una tragedia a giorni alterni. O è vera ed è un problema, o non è vera ed è incredibile; o è vera o non vera quando fa comodo.

Mantova e il mantovano sono nella cuspide della regione padana classicamente ritenuta una delle aree dell’Europa, e forse del mondomoccidentale, a più alta concentrazione di sostanze inquinanti per le cause che ormai tutti sappiamo a memoria. Non solo per quel che esce dai tubi di scappamento delle auto e dei camion ma anche per quel che immettiamo nell’aria per riscaldamento e produzioni industriali, zootecniche, varie ed eventuali. Apriti cielo, se tocchi quello e non tocchi l’altro. La rilevazione dell’inquinamento non deve guardare con occhio diverso le classi produttive. O fai smog o non lo fai sia che fai bistecche sia che fai plastiche. Lo smog a variante intellettuale, dalla gravità variabile, a seconda della pubblicistica di moda non è proprio una cosa che ci può rassicurare.

Ci sono mesi più smoggosi e mesi più puliti ma la somma dei giorni in cui da Magenta a Roverbella respiriamo schifezze non viene scontata dalla somma dei giorni in cui più o meno realmente respireremmo aria tersa, pulita, financo (quanto è poetico financo) terapeutica, balsamica per bronchi e polmoni. Ed è chiaro che le città, gli abitanti, le amministrazioni che sono in questa zona possono fare molto per ridurre ma non è solo un problema regionale o macro regionale. A Firenze, ad esempio, hanno chiuso mezzo centro storico ma ci sono ancora auto e bus che lambiscono Ponte Vecchio dalla parte di Pitti, in bugigattoli di strade nelle quali non passerebbe nemmeno un calesse. Stop ai mezzi più inquinanti per le alte concentrazioni di smog soprattutto sui viali di circonvallazione. Lo smog è un problema, in proporzione, anche per Mantova. Secondo il rapporto Mal’Aria di città 2024 realizzato da Legambiente, 18 città italiane hanno superato i limiti di smog nel 2023, con Frosinone in testa con 70 giorni di sforamento dei limiti, il doppio rispetto ai valori ammessi, seguita da Torino, Treviso, Mantova, Padova, Venezia e altre città soprattutto del Nord che si collocano in alto nella classifica, da Rovigo, Verona e Vicenza a Milano – appunto – ad Asti, Cremona, Lodi, Brescia e Monza.

Un giorno ai primi di giugno del 2014 (come passa il tempo!) ero alla Stazione Meteorologica di Sestola – Monte Cimone, provincia di Modena, 2173 metri sul livello del mare, per una conferenza sul cambiamento climatico e il ruolo delle rilevazioni. Esperti di meteo ovunque , generali e colonnelli dell’Aeronautica che da anni studiano cieli e nuvole, clima e cirri.

Quella volta guardando la pianura violetta. Vi risparmio i dati sull’aumento dell’anidride carbonica che già dieci anni fa erano preoccupanti, ora sono allarmanti. Climatologi e scienziati del meteo fecero vedere un disegno che documentava il progressivo costante aumento delle concentrazioni di CO2 e dell’aumento medio della temperatura. Una salita continua come quella per andare sul Monte Cimone. Poi fecero vedere dalla finestra che cosa c’era lì sotto, sotto il Monte Cimone: la pianura Padana.

Non si vedeva naturalmente un panorama preciso di campi e torri, nuclei urbani e capannoni se non nelle immediate vicinanze, ma un mare violetto, una distesa di cielo color violaceo, tendente al fucsia con striature di grigio. Ecco quello è lo smog.

Quel panorama violaceo senza profumo alla violetta mi colpì anche di più dei grafici preoccupanti sull’aumento quasi incontrollato dell’anidride carbonica e di altri inquinanti sottili, o cosiddetti sottili. Viviamo e respiriamo un’aria violetta.

Oggi, dieci anni dopo quella esperienza a Sestola, scopriamo che, secondo dosser Ispra molte città della pianura padana sono in testa nella poco invidiabile classifica delle città zona con il più alto tasso di smog.

In coda, e stavolta la coda è buona, tra le altre c’è Viterbo: si vede altro clima, altra posizione, eredità di salubrità etrusca, città di Papi. Nel frattempo che cosa abbiamo fatto per combattere lo smog e il rialzo delle temperature? Non molto.

Lanciamo programmi, facciamo conferenze, ci dividiamo sui rimedi e i grandi decisori continuano con le pratiche di una volta, come se non ci fosse questo rischio di non ritorno a 20 o 40 anni.

Bisognerebbe mandare come un videorullo le interviste agli scienziati che prevedono, con tanto di cartine, dove arriverà il mare se non si ferma l’aumento termico. L’altra notte, l’insonnia porta a documentarsi, un signore in televisione parlava di mare a Ferrara. Pensavo fosse uno scrittore di fantascienza, era invece un climatologo. Raccontava sulla base dei dati in possesso che nel 2100, 75 anni non mille anni, se non si invertiranno le tendenze, con l’aumento delle temperature e l’innalzamento dei livelli dei mari, l’Adriatico arriverà alle porte di Ferrara, e quindi sarà inutile la superstrada Ferrara Porto Garibaldi. Come cambierà Venezia? E come sarà la costiera triestina? E a Fiumicino ci sarà bisogno di zattere? E la spiaggia di Rimini? Mah.