Gianluigi Trovesi: “Kramer per me è un faro di modernità”

RIVAROLO MANTOVANO Dall’altra parte del filo, ci accoglie con la luce bronzea di una splendida voce da baritono.
Maestro, con una voce così bella, nelle sue mille vite c’è per caso anche il canto?
“No, per carità. Non mi è mai passato per la mente!”, è la sua replica a stretto giro di posta, chiusa da una risata sonora.
A 80 anni, Gianluigi Trovesi, nella sua eterna primavera di instancabile esploratore di musica, è una forza della natura. Si fatica ad imbrigliarne il racconto torrenziale in risposte chiuse, perché – con le parole così come con le note – l’anima rimane quella del jazzista: libera, mercuriale, insofferente alle briglie perché cresciuta nelle praterie.
Domenica, in piazza Finzi a Rivarolo, il clarinettista e saxofonista bergamasco riceverà il prestigioso Premio Kramer 2024; dopo quello alla carriera ad Emilio Soana dello scorso anno, la Fondazione Sanguanini, in collaborazione con il Circolo del Jazz “Chiozzini” di Mantova hanno voluto lui, uno dei protagonisti assoluti della scena degli ultimi 60 anni, ad onorare, attraverso la musica, la memoria del grande Maestro.
“Ne sono felicissimo. Pensare di ricevere questo riconoscimento è per me un’emozione enorme. Spero solo di esserne degno!”.
Cos’ha rappresentato e cosa rappresenta, per Lei, la figura di Kramer?
“Le rispondo con un aneddoto: mio padre era operaio e suonava la batteria per diletto. Insieme ad un amico, dopo il lavoro, in bicicletta, percorreva oltre 60 chilometri per andare ad ascoltare Kramer con la sua orchestra, quando si esibiva nella nostra valle. Ovviamente, poi, c’era da tornare. Ecco, io sono cresciuto in una famiglia semplice, ma la musica di Kramer è sempre stata per me un faro di modernità, di intuizione, nell’Italia che si stava rialzando dalla guerra. Una leggenda della porta accanto. Lui ha portato il profumo dell’America, dei suoi ritmi. È stato non solo un compositore, un esecutore, ma anche un arrangiatore formidabile, con un fiuto unico per l’evoluzione del linguaggio, dello stile. E una persona di rara signorilità e gentilezza”.
Maestro, domenica ritroverà, sul palco di Rivarolo, alcuni compagni di viaggio di una vita.
“Esatto! Non vedo l’ora. Emilio, Paolo Tomelleri e altri straordinari musicisti hanno percorso un lungo tratto di strada con me, a partire dall’esperienza, unica, dell’Orchestra Rai”.
Ci racconti qualcosa di quella formazione.
“Un sogno. Sono entrato nel 1979. Ricordo ancora l’emozione di suonare accanto a quelli che per me erano giganti della musica. Era come essere parte delle figurine Panini! Purtroppo, nel 1994, quel sogno è finito, con lo scioglimento dell’orchestra. Rimangono però i legami con i suoi protagonisti. Con loro, si ricrea immediatamente quella complicità assoluta, magica, di allora”.
E nella “The Swingers Orchestra”, insieme a voi custodi della storia, domenica ci saranno anche tante giovani leve…
“Sì, il bello di questo lavoro – mi suona sempre strano chiamare così qualcosa che ha a che fare con il puro, altissimo divertimento… – è che si condivide un fermento continuo tra generazioni e temperamenti diversi. I giovani ci danno la loro energia, la loro visione. Noi ricambiamo con la nostra esperienza. E quel che succede è ogni volta una sorpresa”.
Qualche anticipazione sulla serata?
“Rigorosamente nessuna!” ed ecco ritornare la sua risata energica.
Nemmeno un assaggio?
“Guardi, uno dei pezzi che suonerò, rivisitandola a mio modo, sarà una pagina di Falconiero, un musicista attivo nella Napoli del XVII secolo. A dimostrazione che la musica è un unico mare dove i confini sono solo finzioni”.
Tutti in piazza Finzi, allora, a partire dalle ore 21.15, per un concerto che è già un pezzo di storia.