MANTOVA La commedia dell’arte è cosa ostica. Nulla c’è da fare. Ostica nel 2023, si capisce. Di certo non lo era nei primi anni del 1700: a quell’epoca “Arlecchino muto per spavento”, proposto al Sociale nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario del Teatro, era una delle pièce più rappresentate, particolarmente a Parigi. E tutto è, in effetti, pregevole: la ripresa del canovaccio originale con tocchi di contemporaneità, la bravura degli interpreti, la commistione tra canto e recitazione, l’efficacia nel proporre al pubblico una vicenda classica, quella degli intrecci amorosi e delle incomprensioni, con tocchi aulici, passando per la farsa e cenni al surreale.
Per il pubblico odierno il discorso cambia e la rappresentazione ispirata alla commedia dell’arte diventa materia nebulosa. Tra l’altro priva del largo coinvolgimento studentesco in sala di cui altri spettacoli e autori differenti godono. Il lavoro portato in scena al Sociale è stato molto apprezzato dagli spettatori in platea – quasi non pervenuti i palchettisti – che si sono divertiti e hanno risposto alla partecipazione attiva lanciata dagli attori stessi.
La trama è quella tradizionale della commedia e dell’arte, e di tutto il teatro a seguire che dalla commedia stessa prende le mosse: l’amore tra la ricca Flamminia e il nobile ma evidentemente non abbiente Lelio è contrastato e la splendida fanciulla è così promessa in sposa a Mario, per il quale ella non nutre alcun sentimento di affetto. Tantomeno di passione.
Ecco allora che l’aitante – si può ben dire – Lelio si reca a Milano, con il suo servo bergamasco Arlecchino. Che non potrà proferire parola per non tradire il segreto del suo signore e, soprattutto, per timore della punizione che lo attenderebbe nel caso in cui il mistero che custodisce venisse svelato.
Da qui parte tutto il gioco di equivoci e di mimica, potendo Arlecchino comunicare solo con quel mezzo. Con passaggi e riferimenti volti ad attualizzare il racconto.
Il prossimo spettacolo in programma per la stagione di prosa al Sociale è “La dolce ala della giovinezza”, con Elena Sofia Ricci, il 14 marzo alle 21. Per informazioni www.mantovateatro.it.