Uomini che odiano le donne: la punizione esemplare di Antigone ancora attuale

MANTOVA Donne che si ribellano alle leggi degli uomini. E per questo muoiono. Si allude, in questo caso, ad “Antigone”, tragedia di Sofocle riferita al 442 avanti Cristo. Che non perde certo di attualità nel 2023. Così la pensano anche Greta Bragantini e Giovanna Venturini per Iuvenis Danza, che firmano le coreografie del balletto andato in scena ieri sera nella villa gonzaghesca, nell’ambito della rassegna estiva di danza e teatro dal titolo “Palazzo Te Europa e libertà”, prodotta da Fondazione Palazzo Te in collaborazione con le associazioni culturali del territorio.
Veloce riassunto d’obbligo circa la mesta faccenda che vede protagonista la possente Antigone: ella decide di dare sepoltura al fratello Polinice, contro la volontà del re di Tebe Creonte e per tale motivo rinchiusa in una grotta. Quando, grazie alle profezie di Tiresia e alle suppliche del coro, il sovrano decide di perdonare il di lei ardire è troppo tardi: la donna si è impiccata. E ciò porta una sfilza di protagonisti della vicenda a togliersi la vita, lasciando Creonte solo con il suo senso di colpa. Trattasi, infatti, di una tragedia.
Anche durante la rappresentazione della serata, un minimo di narrazione è stata concessa al pubblico, poiché tutto il testo è stato descritto attraverso la musica e il gesto, senza la facilitazione della parola.
Il lavoro di Giovanna e Greta è partito dal tema espositivo dell’anno, tenendo naturalmente conto dell’opera originale, riproponendola in modo contemporaneo e personale. Così la scena si svolge in parte nella loggia di Davide, dove prevalgono le esibizioni di gruppo, in parte nella sala dei Giganti, luogo nel quale si mettono maggiormente a fuoco i singoli personaggi della storia. E che, inevitabilmente, riporta alla grotta nella quale Antigone è prigioniera, proposta come simbolo di contravvenzione a una regola.
“E’ la nostra prima interpretazione di un componimento complesso e imponente – spiega Giovanna Venturini – può essere che in futuro il nostro sguardo o alcune scelte mutino, ma quello che ci interessa è suscitare una riflessione un senso di approfondimento della vicenda nel pubblico, non dare delle risposte”.
Perfetta la scelta dei luoghi, che evocano prima la classicità e poi il senso di cattività presenti nello scritto di Sofocle. Geniale, oltre che pratica, l’opzione di aver suddiviso la fruizione dello spettacolo in tre fasce orarie, in modo da consentire a trenta spettatori per volta di assistere seduti alla performance, poiché nella danza è essenziale poter cogliere ogni piccolo particolare. Poi ciascuno è libero di focalizzarsi su un singolo gesto, significato, movimento, ma, essendo il linguaggio non verbale, la visione nitida dello spettacolo aiuta molto. Così come la luce ancora intensa delle giornate estive, che con il crepuscolo permettono di immergersi ulteriormente nelle atmosfere della tragedia greca.
Apprezzo moltissimo gli approcci adottati dalle diverse realtà artistiche e culturali che hanno quest’anno preso parte agli eventi della stagione estiva di Palazzo Te, e di altre ancora, per lo sguardo sul mondo femminile: non sprezzante, certo, ma autonomo, individuale, capace di ricostruirsi attraverso la forza interiore e nello stesso tempo di innalzarsi a esempio etico collettivo. Così come accade in modo semplice (si fa per dire) tutti i giorni, di fronte a ogni piccola necessità, ostacolo o dolore quotidiano. Senza pretendere di assurgere al ruolo di modello comune.
Ilaria Perfetti