La storia prima e dopo quel 20 marzo 1994: al festival rivive Ilaria Alpi

MANTOVA Sono passati venticinque anni da quel tragico 20 marzo 1994 in cui Ilaria Apli, giovane giornalista inviata del Tg3, venne uccisa a Mogadiscio insieme al cineoperatore che lavorava con lei, Miran Hrovatin. Un’uccisione su cui non è mai stata fatta chiarezza nonostante l’impegno dei genitori, delle tante persone che l’anno conosciuta e di tutti coloro che Ilaria l’avevano apprezzata solo attraverso le immagini di un servizio tv. Una lotta che il 20 settembre rischierà di essere interrotta, almeno a livello giuridico, con la richiesta di archiviazione del caso – la terza – che questa volta sembra essere inevitabile.
Quello che si nasconde dietro il prima ed il dopo del 20 marzo 1994 racconta, però due storie ben diverse ma collegate dal volto, dalla passione, dal lavoro di una giovane giornalista che con le sue inchieste si era ritrovata a cercare di scardinare, o forse solo raccontare, una storia troppo grande e complessa per permetterle di svelarla: traffici illeciti di armi e rifiuti tossici. Una storia che Ilaria aveva raccolto, probabilmente, durante i sette viaggi in Somalia che aveva compiuto in circa un anno: viaggi e reportage di cui oggi resta ben poco. Tutto o quasi, ciò che con costanza aveva appuntato da quel 20 marzo sembra essere sparito,
E quella è la storia del post uccisione: una narrazione che passa per le affermazioni di chi, quel giorno, vorrebbe Ilaria in vacanza con il collega Miran – con l’allusione non troppo velata di una storia tra i due, nonostante lui fosse già sposato -, di un viaggio durante il quale sarebbe accaduta la disgrazia e di una pallottola vagante che avrebbe colpito prima l’operatore e poi la giornalista. Un racconto che fa a pugni con quella del commando di sette uomini che ha ucciso i due colleghi e con la riesumazione – per ben due volte – del corpo di Ilaria, così come delle autopsie e del certificato di morte sparito e non arrivato in Italia per mesi. Pagine, queste, raccontate dal giornalista Francesco Cavalli autore del libro “La strada di Ilaria” (Milieu edizioni). Una donna raccontata anche dalla scrittrice Gigliola Alvisi che, nel suo libro “Ilaria Alpi. La ragazza che voleva raccontare l’inferno” (Rizzoli), racconta la giovane attraverso la sua vita, le sue passioni per le lingue che l’aveva portata a studiare l’arabo fino a diventare corrispondente per il Tg3 per il quale raccontava le difficili dinamiche di un paese attraversato dalla guerra civile. Forse proprio per questo Ilaria aveva deciso di raccontare quella realtà così difficile con le tante piccole storie dei suoi abitanti, perchè Ilaria, come sottolineato da Alvisi, «faceva giornalismo camminando tra la gente». Una vita poi ripercorsa nel film “Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni” che porta la firma, tra le altre, dell’autore Marcello Fois. Una storia di cui forse già si conosce tutto ma dove manca la volontà di portare alla luce ciò che si cela dietro quel 20 marzo 1994 e forse dietro la volontà di smascherarne, come definiti da Cavalli, i “depistatori”.
Valentina Gambini