Caos scuole, le ore settimanali passano da 30 a 27: enti locali e famiglie preoccupate per i disagi

HINTERLAND – Il problema sembrava circoscritto alla sola provincia di Cremona, dove in vista del prossimo anno scolastico andranno persi una trentina di maestri, ma oggi viene a galla che il Mantovano sta messo anche peggio. Cremona e Mantova avrebbero potuto accogliere i docenti in esubero delle zone confinanti, invece sono costrette a subire un’ingiusta migrazione. Una decisione contestata e definita «scandalosa» dal sindacato Anief, che continua la protesta e invoca l’intervento del neo direttore dell’Ufficio scolastico. Il dito viene puntato contro la scelta del dirigente responsabile dell’Usr lombardo, autore di una repentina cancellazione dello storico modello di 30 ore di lezione settimanali, non comprensive del tempo mensa, attivo da sempre nelle scuole primarie lombarde e riscontrabile su tutto il territorio nazionale. «Tale modulazione organizzativa a 30 ore su 5 giorni settimanali, nei fatti, è la modalità prevalente nelle province lombarde, nelle quali è esigenza dell’utenza e del territorio un ampliamento dell’offerta formativa che preveda la possibilità di usufruire della mensa e dei rientri pomeridiani. Invece, si è passati ad un’offerta formativa di sole 27 ore, negando quindi anche la volontà dei collegi dei docenti», aveva spiegato nei giorni scorsi dalle colonne di Orizzonte Scuola Biagio Caruso di Anief Cremona. La stessa delusione era stata espressa dal collega di Mantova Fabio Belmonte, il quale aveva parlato di mancanza di trasparenza con immediata richiesta di chiarimenti ai dirigenti scolastici. Come detto, agli istituti comprensivi del mantovano è stato riservato lo stesso trattamento “snellente” di quelli cremonesi (la “scure” ha invece risparmiato le province di Bergamo e Lodi), con le medesime conseguenze e una nuova inaspettata ondata di perdenti posto tra i maestri che operano in quel ciclo di istruzione: per il prossimo anno scolastico si è registrato, infatti, un calo di 32 posti in organico di diritto a classi invariate. Secondo i due presidenti provinciali Anief, le 30 ore rappresentano, da sempre, per tantissime istituzioni scolastiche un tipo di organizzazione necessaria, ragione per la quale ritengono «paradossale che il Ministero della Pubblica istruzione inneggi all’equità e poi consenta una tale “mattanza”». Nel frattempo, Enti locali e famiglie sono preoccupate per gli inevitabili disagi che verranno a crearsi in termini organizzativi, anche se in questi casi le decisioni finali saranno competenza esclusiva dei consigli d’istituto. La prima dichiarazione ufficiale arriva dal sindaco di Roncoferraro, Comune capofila del Comprensivo che accorpa anche le scuole di Castel d’Ario e Villimpenta, Sergio Rossi: «Tale scelta, evidentemente calata dall’alto, innescherà purtroppo una rimodulazione degli orari anche nelle nostre scuole. La soluzione che avevamo suggerito per non stravolgere completamente gli orari era quella di alternare 17 settimane con il sabato e le restanti 16 senza, ma dal nostro Comprensivo ci è stato risposto che non era sostenibile. Ad oggi le opzioni poste sul tavolo sono due: sabato a casa o sabato in presenza. Sotto il profilo organizzativo e logistico il Comune è in grado di supportare entrambe le opzioni ma considerato che, soprattutto col sabato a casa, ci saranno importanti variazioni di orario, abbiamo proposto di sottoporre alle famiglie un sondaggio, così da fornire un elemento valutativo ulteriore all’Istituto comprensivo, dopodiché spetterà al Consiglio d’Istituto indicare la strada da seguire».

Matteo Vincenzi