In trecento per la Giornata della Memoria

RONCOFERRARO La diffusione dell’antisemitismo che ha portato al genocidio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale fu il risultato di una più antica e lunga crisi dell’Europa. Il metodo di sterminio, che purtroppo ben conosciamo, fu quello dei campi di concentramento, ma ad esserne interessati non furono solo gli ebrei, ma anche oppositori politici, malati di mente, rom, sinti e omosessuali.
Ogni anno la Giornata della Memoria viene celebrata con iniziative in tutta Italia per commemorare le vittime dell’Olocausto. Si è stabilito di celebrarla il 27 gennaio, perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Con una commovente performance i trecento studenti delle scuole medie di Roncoferraro hanno voluto lanciare un messaggio forte e chiaro sulla necessità del “non dimenticare”.
In scaletta, oltre a testi musicali, letture di brani e citazioni in ricordo della Shoah, la messa in scena di un imponente corteo silente che ha catalizzato l’interesse di numerosi cittadini. Ciascuno dei giovani che lo componeva aveva tracciato sulla bocca una simbolica “x” – realizzata con un rossetto color rosso – in segno di censura («dolore alla parola, non parlo e protesto con il corpo», ndr). Tutti indossavano dei sacchetti neri di plastica, mentre alcuni si contraddistinguevano per le scarpe rosse stanti a simboleggiare non solo la diversità ma anche il dolore e la forza dell’amore, sentimento imprescindibile per poter rinascere.
Gli studenti si sono disposti attorno all’ampio triangolo precedentemente grafitato sulla pavimentazione di Corte Grande, dove hanno dato vita a una “body percussion”, rigorosamente senza parole ma accompagnata dai messaggi espressi con il solo uso del corpo in una danza rude, quasi tribale, ma altrettanto toccante.
«Il tema era la diversità, che va vista come una risorsa e un’opportunità di crescita – spiega l’insegnante di Arte, nonché curatrice del progetto,  Raffaella Garosi  -. Ma anche un mezzo per fare riscoprire l’importanza dello stare insieme, che è ben diverso dal mondo effimero dei social. Il corpo e il suo vibrare va interpretato come emblema di riscatto e forma di ribellione nel ricordo delle atroci sofferenze provata da milioni di innocenti».
Una performance per restare vigili e attenti e riavviare la fiamma perenne che arde in memoria degli ebrei e di tutte le vittime della follia nazista.

Matteo Vincenzi