Oglio Po – Produzione pomodori in ginocchio: perso il 10%

Oglio Po Produzione di pomodoro messa in ginocchio dalla persistente siccità: la stima, infatti, è di una perdita del 10% sul raccolto. Un problema cui si aggiungono i rincari del materiale utilizzato per l’imballaggio: insomma, se da un lato, è la siccità a creare problemi già importanti, dall’altro, l’aumento dei costi peggiora la situazione. Danni a cui ben poco servirà la scelta di anticipare la raccolta partita proprio ieri a Casalmaggiore presso l’azienda agricola Assagri,
Una bottiglia di salsa di pomodoro su dieci quest’anno non vedrà la luce: questo secondo le stime di Coldiretti. Una perdita importante che si traduce, a livello nazionale, con un calo di circa 5,4 miliardi di chili. A mettere in ginocchio la produzione – dove il Made in Italy ha sempre avuto un ruolo centrale – sono, da un lato, la siccità e, dall’altro, il rincaro dei prezzi. Due aspetti che rendono ancora più difficile una situazione già di per sé drammatica.
A livello nazionale il pomodoro per la salsa Made in Italy – ovvero destinato a passate, pelati e concentrati – è coltivato su circa 70mila ettari in tutto il Paese con Emilia Romagna, Lombardia, Campania e Puglia tra i principali produttori: una filiera che racchiude 6.500 imprese agricole, circa 90 imprese di trasformazione con 10mila addetti. Il tutto per un fatturato che ammonta a 3,7miliardi di euro, di cui metà frutto di esportazioni all’estero (settore che ha segnato un +5% nei primi quattro mesi del 2022 nonostante la guerra in Ucraina). Numeri che fanno dell’Italia uno dei principali produttori di pomodoro: il 15% del raccolto mondiale è italiano mentre, a livello europeo, l’Italia si classifica al primo posto davanti a Spagna e Portogallo e il secondo a livello globale subito dopo la California.
Un primato che l’aumento dei costi e la siccità stanno mettendo a dura prova: secondo Coldiretti, infatti, le spese hanno avuto un’impennata del 170% sui concimi, del 129% sul gasolio, del 30% sul vetro, del 15% sul tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata e del 70% sulla plastica, registrato, invece, un +25% sui costi del trasporto. Aumenti cui si aggiunge poi quello per l’energia, necessaria per la trasformazione del raccolto.