Calcio dilettanti – Il nuovo inizio di Andrea Corradi: “Ora voglio allenare i ragazzi”

Andrea Corradi
Andrea Corradi

OSTIGLIA Per  Andrea Corradi il mese di aprile è destinato a segnare un punto di svolta nella vita. Nel 2019 l’ictus che lo ha colpito, chiudendo di fatto, a soli 31 anni, la sua carriera di calciatore.
Il recupero fisico nei mesi successivi e la decisione di appendere le scarpette al chiodo, intraprendendo la carriera di allenatore, con il corso Uefa C appena superato assieme al presidente dell’Ostiglia Nicola Novi. Il diploma è arrivato proprio tre giorni fa, il 6 aprile. Come si suol dire: la chiusura di un cerchio e l’inizio di una seconda vita.
«Adesso sto bene – dice “Andrew”, come lo chiamano gli amici di sempre -, avrei voluto giocare ancora qualche anno ma il destino mi ha fatto anticipare i tempi. Anche la quarantena oggi pesa meno, se penso che un anno fa ero in ospedale. Adesso va tutto bene, e mi piacerebbe iniziare ad allenare i giovani dalla prossima stagione. Magari qui ad Ostiglia».
Quest’anno Corradi, classe 1988, ha svolto un po’ la funzione di “vice” di Simone Losi proprio tra i biancazzurri di Terza, ben inserito in un ambiente che conosce da sempre e da dove vorrebbe riprendere la scalata al più presto, questa volta in panchina, cominciando dai ragazzi.
Una famiglia di calciatori provetti, quella dei Corradi: Andrea è figlio e nipote d’arte. Il nonno Luigi Corradi, classe 1929, fu giocatore in terza serie con le maglie di Spal e Benevento, ed è venuto a mancare nel 2014. Il papà Guido ha militato due stagioni nel Mantova in Serie C1 e C2 all’inizio degli anni ‘80, ma non solo. Ha vestito anche altre maglie prestigiose in caegorie importanti: Imolese, Voghera, Pro Patria, tanto per citarne alcune. Andrea invece è nato calcisticamente nel Chievo dopo i primi calci nel suo paese di origine. In gialloblù ha militato per 6 anni: «All’inizio facevo l’attaccante, poi i tecnici clivensi mi hanno spostato in difesa per la mia stazza fisica. In famiglia tutti difensori, alla fine: mio padre era un terzino, io ho fatto il centrale come mio nonno». Anni in Eccellenza con Casaleone prima e Dak poi, nel mezzo esperienze alla Gavellese. Lo scorso anno il ritorno in Terza ad Ostiglia, prima dello stop forzato. «Alla Dak i ricordi più belli: con la squadra del mio paese sono risalito dalla Seconda all’Eccellenza. Le migliori annate le ricordo con mister Goldoni: la stagione 2014/15 è stata l’apice della mia carriera. Una stagione scandita dai tre derby con la Governolese. All’andata pareggiammo 0-0 e capimmo che potevamo fare grandi cose. Al ritorno vincemmo e guadagnammo il primo posto provvisorio. Ai play off riuscimmo a passare il turno, ottenendo il ripescaggio in Eccellenza. Fu un campionato irripetibile per me e per i compagni».
Goldoni è anche uno degli allenatori che ha ispirato Corradi: «Marco in quell’anno seppe entrare in punta di piedi, tirando fuori il meglio dal gruppo. A livello di gestione fece un capolavoro, perchè quel collettivo sapeva andare col pilota automatico. A livello didattico, invece, Stefano Zarattoni è stato uno dei miei maestri ai tempi di Casaleone, mi prese a cuore per l’amicizia che lo lega a mio padre».
Con una famiglia così, in casa Corradi si è sempre respirato calcio: «Appena possibile mi hanno messo un pallone tra i piedi, la passione è tanta e ora continuerò a calcare i campi da allenatore. Consigli da mio padre? Sin da quando sono nato, praticamente. Quando ha saputo dell’abilitazione da allenatore è stato contento, sapeva che ce l’avrei fatta». Un motivo di disaccordo calcistico, però, col papà, che ai tempi del Mantova era soprannominato Zatopek (come il famoso maratoneta Emil, per merito dello spunto nella corsa), c’è, ma è una questione di fede: «Mio padre è juventino, come tutti in casa tranne me: io sono interista. Da bambino ero un fan di Walter Zenga, avrei voluto fare il portiere, ma sono diventato difensore. Vorrà dire che starò tra i pali nella prossima vita».
Nel frattempo, in questa, ci godremo d’ora in poi un allenatore che trasmetterà ai suoi giocatori la grinta e la combattività che lo hanno sempre contraddistinto in campo, ne siamo certi. In bocca al lupo, mister Andrew.  (gluc)