MANTOVA Domani, 10 aprile, soffierà sulle proverbiali 45 candeline: Ciccio Graziani, oggi tecnico della Governolese e leggenda del Mantova racconta la sua quarantena. Un compleanno senza calcio, per la bandiera biancorossa, che si racconta.
Come vivi questi giorni, Ciccio?
«Una situazione non facile, mi manca molto il contatto con i miei Pirati, lo stare insieme a loro negli allenamenti in campo, vivere la domenica… D’altro canto adesso bisogna restare in casa. E’ una situazione mai vissuta prima, in passato era successo che rimanessi disoccupato come dopo l’esonero a Correggio, ma in condizioni normali ci si aggiorna, si vanno a vedere partite. Ora possiamo solo guardare partite del passato alla tv. Non è la stessa cosa. Con i ragazzi mi sento regolarmente, sento come la vivono. Anche per loro non è facile, anzi forse è peggio perchè devono cercare di mantenere la condizione: è dura anche per loro. Ma al di là dell’aspetto tecnico s’è creata una forte empatia: ci tengo a sapere come stanno giorno per giorno».
Che idea ti sei fatto, la stagione è finita?
«Non credo si ripartirà più, abbiamo in girone compagini bergamasche e bresciane: impensabile. Sarei contento di poter ripartire il prossimo anno, si può vivere senza calcio, ma il pallone ha una valenza sociale – e penso ai giovani -, che va al di là dei risultati delle prime squadre. Tornare al calcio significherà anche tornare alla vita di tutti i giorni. Ma saranno considerazioni da fare da maggio in poi. Ad oggi tutti navigano a vista, e non si può fare altrimenti».
Secondo te come finiranno i tornei?
«Qualsiasi cosa deciderà la Federazione, scontenterà qualcuno. Congelando i campionati si farebbe un torto a chi è in testa. L’unica soluzione sarebbe premiare le prime, bloccando le retrocessioni».
Un po’ la situazione del Mantova…
«Sarebbe ingiusto costringere il Mantova alla quarta stagione in D. In primis per il campionato che stava svolgendo, e poi per i tifosi, la piazza. Sarebbe una beffa incredibile negare la C ai biancorossi».
Tra i tanti ricordi biancorossi, quali sono quelli più intensi?
«Nel cuore ho la stagione 2016/17, il periodo in cui ho allenato l’Acm. Aver salvato quella squadra in condizioni difficili e non aver potuto rimanere in sella per il fallimento è un ricordo indelebile, bello da un lato, brutto dall’altro. Ho fatto di tutto per arrivare lì, era come un sogno. Mi fu tolta l’opportunità di proseguire: quanta amarezza. Questa è la vita: dà e toglie».
E nel futuro di Ciccio c’è ancora la Governolese?
«Presto per parlarne, vedremo come evolverà l’emergenza, ma la mia volontà è quella di parlare sicuramente con la società quando sarà il momento. Ora occupiamoci della salute di tutti». (gluc)