MANTOVA Mantova-Spezia è una partita che i 10mila del Martelli – ma anche chi l’ ha seguita da casa – ricorderà a lungo. Davide Bragantini l’ha vissuta su due sponde diverse: da spettatore per 75 minuti, fremendo in panchina; da grande protagonista negli ultimi “eterni” 25 minuti (recupero compreso), in campo a trascinare i biancorossi alla clamorosa rimonta. Il giovane attaccante biancorosso era reduce da un periodo poco brillante, ma con lo Spezia si è riscattato entrando nell’azione dell’1-2 e centrando un palo.
Davide, raccontaci come hai vissuto questa partita…
«È stata una gara dalle mille emozioni. Anche negative, come l’infortunio di Radaelli. Ci siamo rimasti tutti male. Nell’intervallo Possanzini ci ha detto che dovevamo vincere per Nicolò. Non è successo, ma ci siamo andati vicini. E l’avremmo pure meritato».
Si era messa molto male…
«È vero, però siamo sempre stati in partita e abbiamo più volte sfiorato il gol. Dall’espulsione in poi non c’è più stata storia: il nostro è diventato un dominio totale».
Quanto vi ha aiutato attaccare nel secondo tempo sotto la Te?
«Personalmente tantissimo. Quando sono entrato in campo ho proprio sentito lo stadio che ci spingeva».
Tu stesso hai avuto un impatto eccellente…
«Ci provo sempre. Ma in questa occasione devo dire che l’infortunio di Radaelli mi ha dato una spinta in più. Con Nicolò abitiamo nello stesso appartamento (assieme a Wieser e Artioli) e quindi c’è un legame particolare».
Recriminazioni per quel palo?
«Ho visto la palla arrivare e ci ho creduto subito. L’ho colpita anche bene… Peccato».
Dopo la sosta si è visto un altro Mantova. Cos’è successo?
«È successo che la sosta è arrivata nel momento giusto. In quelle due settimane ci siamo guardati in faccia, abbiamo analizzato i nostri errori e siamo ripartiti più motivati».
Come hai vissuto quel periodo?
«Ho sempre seguito mister Possanzini. Lui non ha mai perso l’ottimismo, non l’ho mai visto con il broncio. Anzi ci ha sempre trasmesso la carica giusta, diceva che ci mancava tanto così per tornare a fare risultato. Anche il direttore ci ha sempre spronati, mentre il presidente che ci aveva già detto tutto a metà stagione».
Ora il Mantova sarebbe salvo, ma mancano ancora 5 partite da giocare in 19 giorni…
«Io sono fiducioso perchè vedo una squadra che non molla mai. E perchè tre di queste gare le giocheremo al Martelli: è un vantaggio da sfruttare».
Si comincia a Pasquetta col Catanzaro…
«Mi aspetto un’altra bella partita, perchè anche il Catanzaro è una squadra che gioca a viso aperto».
All’andata segnasti una doppietta, la tua prima e finora unica in B…
«Purtroppo non bastò per vincere (finì 2-2, ndr) e infatti non dimentico le altre due occasioni che ho sbagliato».
Che stagione è stata per te?
«Sono partito a mille (due gol nelle prime due gare, ndr) e questo mi ha creato determinate aspettative che poi non sono riuscito a confermare. Mi è mancata la continuità: da un lato può essere fisiologico, dall’altro so che devo imparare a gestirmi meglio a livello emotivo».
Come ti aiuta Possanzini in questo?
«Il mister mi sprona sempre a provare le giocate, anche quelle più difficili. E di fregarmene di tutto il resto. Anche i compagni sono prodighi di consigli per me, su tutti Burrai che mi spinge ad avere più fiducia nelle mie qualità».
A proposito di qualità, nella scorsa stagione Possanzini ti aveva addirittura definito un giocatore potenzialmente da Champions League. Questo giudizio ti ha più lusingato o più pesato?
«Mi ha sicuramente fatto piacere, ma mi ha anche messo un po’ di pressione. Giusto così, fa tutto parte di un percorso di crescita».
Hai patito il salto di categoria?
«Sì, ma anche questo penso sia normale. Il fatto è che la B è un campionato imprevedibile, non puoi mai abbassare la guardia. Mi sento più forte a livello mentale, anche se come dicevo devo migliorare ancora tanto. Ora mi sento bene. Questo finale di Mantova-Spezia mi ha dato tanto. E mi serviva».
Sei legato al Mantova fino al 2029: ti immagini a lungo qui?
«Sono totalmente concentrato sul presente e sul nostro obiettivo: salvare il Mantova. Una cosa la posso dire: la scorsa estate. quando sono tornato al Verona per fine prestito, ho espresso chiaramente la volontà di giocare un altro anno col Mantova. Non me ne sono mai pentito».