Il piacere ritrovato del caffè al bar

MANTOVA  Ah, il sapore del buon vecchio caffè al bar, forse una delle privazioni più ardue con la quale si sono dovuti scontrare gli italiani, popolo di consumatori incalliti di espresso nelle sue svariate declinazioni, di cornetti abbinati a cappuccini e di ghiacciati aperitivi prima di sedersi con le gambe sotto il tavolo. La riapertura dei bar coincide, però, con una nuovo modo di vivere una delle abitudini più in uso nel Paese, Mantova compresa. Una vera e propria corsa contro il tempo quella che ha dovuto fare Davide, titolare del Cafè Mon Ami di Corso Garibaldi che, dopo aver compreso della riapertura degli esercizi come il suo nel solo pomeriggio della giornata di sabato, si è subito attivato per presentarsi a norma alla mattinata di ieri. “Stiamo ripartendo in maniera lenta, i ritmi di prima sono ancora lontani. Ma sono contento che i miei storici clienti non mi abbiano fatto mancare il loro affetto e il loro appoggio, passando di qua per un caffè o una colazione, o anche per un semplice saluto”. Dalle divisorie in plexiglass all’interno del locale alle visiere in plastica che indossano le cameriere del Caffè Italiano di piazza Marconi; espediente utile soprattutto per un lavoro a stretto contatto con il pubblico come questo. Bisogna marciare, i clienti sono tanti ed è palpabile il desiderio di rimettersi in moto come prima che il Covid bloccasse tutto. I tavolini esterni sono occupati allora dell’aperitivo prima di pranzo, ma c’è anche chi ne approfitta per una seconda colazione o una merenda di metà mattina, tutti o quasi con la mascherina, rispettando regole e distanze. C’era voglia di movida, evidentemente, se era difficile trovare un posto libero in un lunedì mattina. Ma, quello di ieri, non è stato un lunedì qualunque. Non tutti i bar, però, hanno rialzato le serrande: c’è anche chi sta ancora lavorando per sistemare l’interno del proprio locale per essere in linea con le ultime indicazioni. “Come funziona?” domanda una cliente di un bar dell’hinterland, poco fuori città, prima di entrare per consumare un caffè; si nota in alcuni clienti una sorta di smarrimento, salvo poi comprendere che basta qualche minima accortezza (divulgate a più riprese nei giorni scorsi su tutti i canali immaginabili) per potersi gustare un cappuccino come si deve. Alla Città della Moda, al bar La Sosta, funziona in maniera molto simile a un self service: ordine, vassoio e consumazione al tavolo; tavolo che, ovviamente, viene igienizzato dopo che ogni avventore lo lascia. Era oggettivamente difficile attendersi, a livello generale, una partenza in impennata, con file fuori dai bar per una consumazione o con resse ai tavolini; un sentore comune della maggior parte dei titolari, ma con la speranza che la marcia possa ingranare sempre di più fino a raggiungere i livelli della “normalità” pre Covid. Insomma, siamo davanti ad un nuovo modo di vivere il momento, la ritualità del bar; fortunatamente, ovunque si vada, il sapore dell’espresso è sempre quello a cui le nostre papille gustative sono abituate. E, in questo caso, non c’è assolutamente lockdown che tenga. Federico Bonati