Volta M. Ben 326 presenze in maglia azzurra dalla prima volta all’età di 18 anni. Il Mondiale vinto da capitano dell’Italia nel 2002. Poi, finito di giocare, la scelta di allenare le giovani a Volta e a Rivalta. In collina Manuela Leggeri, mito della pallavolo, ha anche trovato l’amore, prima di perdere il marito nemmeno un anno fa. Un colpo terribile che però non le ha fatto perdere la sua passione per il volley. E’ tornata ad allenare a Piacenza, ma abita ancora a Volta. Poi, come nei sogni più belli, la chiamata di Julio Velasco nello staff che conta di portare l’Italia dove non è mai arrivata, a una medaglia olimpica. “Manu” racconta come è successo, ma prima ricorda il debutto in azzurro: «La mia prima partita? Avevo 18 anni e lo speaker elencava le presenze in Nazionale delle giocatrici. Al mio turno, “Manuela Leggeri presenza n.1”. Ancora mi emoziono. Con l’Italia ho vissuto momenti molto belli e qualcuno meno. Per quanto riguarda il Mondiale, per i più è stato inaspettato. Noi pensavamo invece di poter puntare al podio, e poi abbiamo vinto». A volte ritornano, e inaspettata è arrivata la chiamata di Velasco. Ora l’ex centrale è nello staff azzurro con Barbolini e Bernardi come assistente allenatore. «Quando è arrivata la chiamata da un numero sconosciuto pensavo si trattasse di un call center ed ero incredula. Fare parte di uno staff con Barbolini e Bernardi, con l’esperienza che hanno, è fantastico. Io alleno le giovani e ora sono a Piacenza con il Miovolley: seguo un’Under 16 e la formazione di serie C con tutte U20. Me lo ha proposto il tecnico Mazzola e ho accettato di rimettermi in gioco, dopo le esperienze di Volta Mantovana e Rivalta». Il rapporto con la Nazionale continua… Prima capitano e ora assistente allenatore: «Sono ruoli diversi, ma il legame con la maglia azzurra rimane forte». “Manu” ha avuto il coraggio di rimettersi in pista nonostante le vicende della vita l’abbiano messa a dura prova. «Finisco la stagione col Miovolley e poi in maggio parte la mia nuova avventura. Con la Vnl come primo impegno, che vuole portare l’Italia alle Olimpiadi ed essere protagonista. Siamo messi bene nel ranking per arrivare a Parigi, ma guai a credere di aver già fatto tutto. Meglio rimanere umili, con i piedi per terra e… la testa nello scatolone. Abbiamo tutte le potenzialità, ma dobbiamo lavorare perché il lavoro paga. Il campionato? Vedo Conegliano su tutte nelle tre-quattro squadre di prima fascia, poi le altre sono un gradino sotto».
Sergio Martini