L’angoscia dei parenti con i cari nelle case di riposo: “Uno strazio non poterli vedere”

MANTOVA – Dal 22 febbraio anche le case di riposo mantovane sono blindate. Nemmeno i familiari possono accedervi per far visita ai loro cari. Troppo alto è il rischio di possibili trasmissioni di infezioni dall’esterno, che nelle strutture di ospitalità e lunga degenza, residenze sanitarie assistite e per anziani, potrebbe risultare fatale, come peraltro già avvenuto in molti dei nostri geriatrici e come insegna la strage che ha colpito il Bergamasco (oltre 600 decessi in soli venti giorni). «Misure assolutamente necessarie», osservano i medici, «perché una volta che il virus entra nelle case di riposo, gli anziani potrebbero morire come mosche». Al di là dei freddi numeri, dietro a questa situazione drammatica si celano le comprensibili ansie dei parenti. «Non vedevo mia madre da più di un mese – racconta la figlia – e ieri è venuta a mancare. Non averle potuto dare l’ultimo saluto è qualcosa che ti distrugge dentro». L’aspetto più devastante è che gli anziani sono spesso costretti a trascorrere gli ultimi giorni di vita da soli, senza il supporto dei propri cari a causa della quarantena. La Voce ha raccolto alcune testimonianze di infermiere impegnate ad assistere i pazienti. «È difficile spiegare agli ospiti perché i loro cari non possono raggiungerli – dice un’infermiera del Mazzali – e talvolta dobbiamo inventare delle scuse per non farli stare in apprensione, anche se molti hanno compreso che c’è qualcosa che c’è dell’altro». La distanza che separa chi sta dentro le case di riposo e chi continua la sua vita fuori è qualcosa di incolmabile. «Alla sera, finché ci si poteva spostare – ci confida una 54enne di Cerese – parcheggiavo nel posteggio della Rsa Villa Azzurra di Borgoforte e osservavo per qualche minuto la struttura, nella speranza che mi madre si affacciasse dalla finestra, anche se sapevo che era improbabile. Però così mi sentivo più vicina a lei». Qualcuno prova con le videochiamate, ma sono pochissimi gli anziani che hanno dimestichezza con i telefonini. In quei luoghi anche la tecnologia aiuta poco. C’è però chi è riuscito a stringere contatti visivi di pochi secondi. «Mamma mi ha salutato dalla vetrata – ci dice la figlia -. Non ha patologie gravi, ma la pena di saperla sola è qualcosa di straziante». Alla fine le due si sono mandate un  bacio, che in questo momento è qualcosa di impagabile.  (Mattteo Vincenzi)