“Presto per cantare vittoria: per la fase 2 non siamo ancora preparati”. Parla il dottor Taurozzi

MANTOVA – Le Regioni spingono per ripartire il 4 maggio ma la decisione per dare il via alla fase 2 non può essere solo politica. Esistono però criteri scientifici per avviarla? Lo abbiamo chiesto al prof.  Nicola Taurozzi, primario emerito dell’Asst di Mantova e docente aggregato dell’università statale di Milano.
«Non illudiamoci che il 4 maggio possiamo tornare alla vita normale – risponde –. Sarebbe un grave errore. La riapertura delle attività produttive e il comportamento individuale devono rispettare 2 obiettivi scientifici: il primo riguarda l’indice di contagiosità del coronavirus facendo riferimento a un indicatore R con zero. Se R con zero è uguale a 2 significa che un soggetto covid può infettare 2 soggetti sani. Il valore R con zero di sicurezza per la ripartenza il 4 maggio deve essere inferiore a 1 che è indicatore di bassa contagiabilità. Il Piemonte e la Lombardia, le regioni più colpite, allo stato attuale con R con zero superiore a 1 risultano a media contagiosità e dovrebbero ritardare la fase 2. Il secondo obiettivo riguarda le misure di protezione nell’ambiente di lavoro. Per le persone è d’obbligo mantenere il distanziamento a 2 metri e l’utilizzo delle mascherine».
Ma per la fase 2 mancano ancora linee guida nazionali. «Per colmare questo vuoto sarebbe utile che la Provincia promuovesse un tavolo di confronto con sindacati, rappresentanti di attività produttive, sindaci e Ats per raggiungere un patto anti-covid che preveda termo scanner, dispositivi di protezione individuali, distanziamento, diagnosi con tamponi e test sierologici», conclude Taurozzi.