Botte e soprusi alla figlia 17enne, padre padrone stangato

MANTOVA Quattro anni e cinque mesi di reclusione a fronte dei sette anni e mezzo chiesti in requisitoria dal pubblico ministero Lucia Lombardo. Questo quanto deciso ieri dal collegio dei giudici nei confronti di un cittadino marocchino residente nel Basso Mantovano finito sul banco degli imputati circa l’accusa di maltrattamenti in famiglia. La vicenda, era venuta alla luce grazie alla denuncia fatta dalla figlia 17enne dell’uomo. Una storia di soprusi e violenza a cui la ragazzina, che non aveva trovato sostegno nemmeno nella madre, aveva trovato il coraggio di dire basta. La svolta era infatti giunta un anno fa quando i carabinieri, allertati da uno zio della giovane, l’avevano trovata in casa di notte, sanguinante, con una lettera in mano tradotta dall’arabo, in cui raccontava l’incubo che lei, ma anche gli altri familiari stavano vivendo da tempo: una realtà costellata di minacce, soprusi, bastonate e punizioni stante il suo desiderio di volersi integrare nel nuovo Paese, nonostante fosse arrivata dal Marocco solo pochi mesi prima. Grazie alla sua chiamata, il genitore era infatti stato arrestato a fronte della procedura legislativa del codice rosso mentre a lei però, vittima del padre, era toccato l’isolamento degli altri congiunti. Dopo quell’evento infatti il resto della famiglia, compresi i fratellini della 17enne, avevano deciso di ritrattare ogni accusa. Una pena quella comminata all’imputato – sottoposto altresì al divieto di avvicinamento ai quattro figli – da scontarsi ora interamente in carcere senza possibilità di misura sostitutiva essendo superiore ai 4 anni.