Consulenti a giudizio, chiesta una sola condanna per appropriazione indebita

MANTOVA – Una proposta di riqualificazione del capo d’accusa da truffa aggravata in appropriazione indebita con relativa richiesta di condanna a 2 anni e 6 mesi a carico di un primo imputato e di assoluzione perché il fatto non costituisce reato in riferimento al secondo. È quanto avanzato ieri in fase di requisitoria dal pubblico ministero Elena Pacchioni rispettivamente nei confronti di Giorgia Sissa e Vincenzo Violetti, entrambi consulenti del lavoro con studio a Mantova. Nello specifico, secondo l’iniziale capo d’imputazione, avrebbero falsificato la contabilità di tre aziende clienti ed emesso a proprio favore assegni circolari prelevando le somme dal conto corrente di tali società. Tra il 2011 e il 2014, sempre stando alle accuse, i due si sarebbero quindi impossessati di oltre 200mila euro, tramite l’incasso di assegni circolari. Assegni emessi con cadenza mensile che avrebbero dovuto coprire una rateizzazione con cordata tra le aziende ed Equitalia, ma da quest’ultima mai incassati. Nell’estratto conto bancario, infatti, comparirebbe solo la somma ma non la causale e nemmeno il beneficiario degli assegni. I due consulenti, quindi, sempre per gli inquirenti, avrebbero fatto credere alle società che gli importi fossero quelli relativi alle rateizzazioni concordate con Equitalia, la quale di contro non avrebbe però mai incassato di dette somme nemmeno un centesimo. La vicenda era quindi emersa nel 2015 quando al titolare delle tre società erano sorti i primi sospetti; dopo essersi fatto consegnare dalla propria banca la contabile infatti, avrebbe scoperto che gli assegni non sarebbero stati intestati ad Equitalia ma ai due consulenti i quali avrebbero pure falsificato l’ordine di emissione tramite firme false. Sentenza il 26 aprile.