Dara (Lega): “Sull’autonomia avanti tutta. Ma il governo si sta muovendo deciso su ogni fronte, credetemi”

MANTOVA Con il sì alla Camera il primo storico passo per l’autonomia, la riforma cara alla Lega ma sostenuta anche dagli alleati Fratelli d’Italia e Forza Italia, è stato fatto. A 2.300 giorni dal referendum, la “rivoluzione” che mira a smontare quel centralismo che, indicatori alla mano, ha prodotto sperperi di denaro e in taluni casi anche una malagestione della cosa pubblica, sembra incanalata per il verso giusto. «D’ora in avanti i governatori capaci e virtuosi che sapranno risparmiare, anziché restituire i soldi allo a Roma, come succede oggi, potranno utilizzarli sul territorio per migliorare i servizi». A dirlo è il deputato mantovano Andrea Dara (Lega), cui abbiamo rivolto alcune domande su alcuni dei temi “bollenti” della politica.
On. Dara, possiamo definire questa riforma una vittoria della Lega e del centrodestra contro il centralismo statale?
«Questi primi e significativi avanzamenti dell’Autonomia sono sicuramente frutto dell’impegno storico e costante della Lega e sono la vittoria, prima di tutto, del buonsenso e dell’amore per il nostro Paese. Perché una democrazia piena e efficiente deve essere “ascendente”, cioè basata sulle sue Istituzioni di base e non “discendente”, cioè regolata esclusivamente dall’alto. In questo senso sì, è una vittoria contro il “centralismo”, inteso come appiattimento e conservazione».
Pd e Movimento 5 Stelle stanno facendo le barricate, appellandosi al mantra dell’Italia divisa a due velocità?
«Non mi meraviglio. Quando parlo di “centralismo” appiattente e conservativo, penso soprattutto a loro, alle loro contraddizioni. Anche se molti amministratori, regionali e locali, dello stesso Pd in realtà la pensano come noi».
Per restare in tema, venerdì scorso il governatore campano Vincenzo De Luca è sceso in piazza a Roma inscenando un teatrino davvero poco edificante condito di insulti e volgarità…
«De Luca è un professionista del teatrino della politica, al punto che talvolta è difficile distinguere l’originale dalla parodia che ne fa Crozza in tv. Ma al di là delle battute e dei toni ingiustificabili, quello che fa specie è che per lungo tempo il governatore della Campania ha sostenuto insieme al collega dell’Emilia-Romagna Bonaccini, il processo di Autonomia e solo adesso si mette, per evidenti motivi di scontro interno nel suo partito, a fare il Masaniello all’inverso. Questo, più degli insulti, qualifica il personaggio».
Altra questione “bollente” è quella dell’immigrazione. Nel frattempo è passato l’accordo tra Italia e Albania sui migranti, che prevede la realizzazione di due centri per la loro gestione, con una capacità annuale di accoglienza fino a 36.000 persone.
«Quello dell’immigrazione è un fenomeno epocale di dimensione mondiale che necessita di una regolamentazione e una pianificazione che trascende dalle singole Nazioni. Alla base di tutto ci deve essere la cooperazione tra Stati e Istituzioni, come l’Unione Europea. Quindi ogni passo in questo senso va nella direzione giusta. Basta che sia tutto efficiente, controllato e che non generi sprechi e ombre, come troppe volte abbiamo constatato in materia di accoglienza. Il caso Soumahoro è la cartina di tornasole dell’ipocrisia che ristagna nel nostro Paese».
Qualcuno, anche “domiciliato” nel centrodestra, potrebbe alzare il dito e dire che però gli sbarchi stanno continuando.
«Come appena detto, è un fenomeno epocale con cui fare i conti. Ma un conto è la corretta gestione unita ai piani di intervento nei Paesi d’origine, come il “Piano Mattei” per l’Africa varato dal Governo, un conto è l’indiscriminato flusso “stimolato” da lobby e interessi criminali. Permetterlo, se non addirittura supportarlo, vuol dire essere complici di un sistema malato che, come si è tristemente visto, ha generato tante, troppe tragedie».
In questi giorni il ministro Matteo Salvini ha avallato appieno la protesta degli agricoltori che coi trattori stanno sfilando in Italia e in Europa per protestare contro le politiche anti-agricole dell’Ue.
«Hanno tutta la mia solidarietà perché pagare gli agricoltori per non fare il loro mestiere, per lasciare incolti i lori campi o pagare i pescatori per non andare a pesca è una follia tutta europea e quindi sono al loro fianco».
Molti elettori del centrodestra pensano che il Governo dovrebbe farsi maggiormente sentire su questi tempi.
«Sottoscrivo ogni parola del nostro ministro. Ma il Governo e la Lega si stanno facendo sentire, eccome! La battaglia per difendere la nostra agricoltura, le nostre tradizioni ed eccellenze è totale, qui e in sede europea. Per noi l’Europa deve essere al servizio delle nostre Comunità, non viceversa. Difendere l’agricoltura nazionale significa difendere anche quella degli altri Paesi aderenti, operando per un’armonizzazione in un quadro di libertà e cooperazione. Che, purtroppo, è quello che l’apparato burocratico e tecnocratico della Ue troppo spesso non fa. Qui non stiamo parlando di nazionalismo e di chiusura ma di quale ruolo e peso debba avere un’unione tra Nazioni, dove deve vincere la politica non la burocrazia e distante tecnocrazia. Per dirla con uno slogan, noi vogliamo un’Europa che ci serve, non che si serve».
Altra questione in fase di stallo ma che rischia di ri-esplodere a breve è quella dei balneari, pronti a combattere per difendere le proprie imprese, costruite anno dopo anno lungo gli 8mila chilometri di coste italiane dallo spettro delle direttive Bolkestein, la cosiddetta «legge della vergogna» che di fatto le “esproprierebbe” favorendo le multinazionali e cordate straniere. Come si sta muovendo il governo per evitare questo ennesimo scempio?
«Vale il discorso appena fatto per gli agricoltori. Un conto è il libero mercato, un conto è la negazione dei diritti e la cancellazione degli stessi, soprattutto a favore di entità multinazionali private che contano più delle stesse democrazie nazionali e continentali: un abominio di cui ancora molti forse non si rendono conto. Come si fa a non riconoscere il ruolo non solo economico ma anche di cura e salvaguardia delle nostre coste da parte di chi ci lavora? Come si fa a non vedere che dietro l’azzeramento della situazione storica fa capolino l’ombra di nuovi monopoli, capaci addirittura di colpire la sovranità stessa del nostro Paese? Anche qui, occorre buonsenso, cooperazione e riconoscimento delle libertà e dei diritti acquisiti. E, in questo senso, per tornare al ragionamento iniziale, l’Autonomia compiuta potrebbe avere un peso assai rilevante. Un motivo in più per attuarla convintamente».

Matteo Vincenzi