MANTOVA Crocevia del traffico di stupefacenti, dello smaltimento illecito dei rifiuti e ora nel mirino anche per l’emergenza sanitaria del Covid-19. Mantova è terra di conquista ma anche terra già conquistata dalla criminalità orgqanizzata. Questo almeno il dato che affiora dal report semestrale della Dia di Milano e Brescia al parlamento italiano. I dati al riguardo sono quelli relativi al secondo semestre dello scorso anno, prima della pandemia, ma la relazione finale non può non fare riferimento anche agli ultimi sviluppi dell’attività della Direzione Investigativa Antimafia che ha individuato nei fondi per contrastare l’emergenza Covid l’ultima frontiera delle cosche insediatesi al Nord. Relativamente al traffico di sostanze stupefacenti al Nord gestito dalle organizzazioni criminali, viene citata soprattutto l’operazione Red Carpet 2. Sul fronte delle operazioni antidroga a livello regionale il nostro territorio ne è stato interessato per l’1,61%. Decisamente più consistente la parte riguardante le infiltrazioni della ‘ndrangheta al Nord. Si va dall’operazione Cerbero della Dda di Torino che aveva permesso di individuare a Mantova la presenza di un affiliato alla cosca Bonavita di Vibo Valentia con un ruolo di primo piano a livello di narcotraffico che nel Mantovano è risultato collegato a società attive nel campo del gioco d’azzardo e delle scommesse. C’è stato anche il caso di una donna che si era rivolta ad esponenti della cosca Bellocco di Rosarno per delle azioni intimidatorie nei confronti di alcuni partenti per questioni di denaro. Lo scorso dicembre la Corte d’Appello di Brescia aveva disposto il sequestro di ben 48 immobili nel Mantovano riconducibili alla cosca Grande Aracri di Cutro. Un’indagine del Noe aveva invece portato al sequestro di due capannoni a Casaloldo e Roverbella in cui veniva smaltiti rigìfiuti tessili da laboratori cinesi di Prato per conto della famiglia Bellocco; un trait d’union con la criminalità cinese da non sottovalutare.