Giù le mani dalle “nostre” spiagge, i politici fermino la riforma della vergogna

Immense ed assolate… Già vissute, amate e poi perdute, in questa azzurrità fra le conchiglie e il sale, tanta la gente che ci ha lasciato il cuore”. Così Renato Zero, quasi quarant’anni fa, descriveva le nostre Spiagge regalandoci uno spaccato vacanziero dei mitici anni Ottanta, praticamente il prosieguo naturale degli altrettanto indimenticabili anni 60. Cambiano i costumi, e all’inizio del decennio successivo è Fiorello a farci ballare con la sua personale Spiagge, raccontandoci di “radioline a tutto volume” e “dolce tranquillità” sotto il sole e belle donne nell’Adriatico. Frammenti spensierati di un pezzo d’Italia che funzionava e che qualcuno sta sciaguratamente pensando di svendere per adempiere ai diktat dei burocrati di Bruxelles. Tra questi c’è anche il premier uscente Mario Draghi, che prima di togliere definitivamente gli ormeggi da palazzo Chigi insieme a quel che resta del suo Governo, sembrerebbe intenzionato ad approvare il cosiddetto Ddl Concorrenza, che, appunto, contiene nel suo testo anche il riordino del demanio marittimo, istituendo gare pubbliche per la riassegnazione delle spiagge entro il 2024. Una crociata subdola e svilente, figlia di quella direttiva Bolkestein (dal nome del commissario europeo che per primo s’inventò la proposta) che rischia di distruggere il lavoro e il sacrificio delle trecentomila famiglie dei lavoratori del mondo balneare. Gente che ha investito i risparmi di una vita intera nella propria attività, che ha mantenuto pulito e dato servizio a quel tratto di spiaggia facendolo diventare un importante patrimonio per la comunità, come potrebbe mai confrontarsi contro colossi finanziari? Sarebbe l’ennesimo esproprio nei confronti del popolo italiano, e nel qual caso a fregarsi le mani saranno, come sempre, multinazionali, cordate cinesi e, non difficilmente, anche la criminalità organizzata, che nelle aste pubbliche confezionate in burocratese ci sguazza a meraviglia. Tra meno di due mesi i cittadini saranno chiamati ad esprimersi. Ebbene, ai parlamentari che verranno chiediamo di fermare questo scempio e di stralciare definitivamente gli articoli relativi alle concessioni balneari del Ddl Concorrenza, anche se abbiamo ben chiaro che c’è una parte politica che “tifa” – senza nemmeno celarlo – per una riforma che di fatto smantellerebbe anche quel pezzo d’Italia che con orgoglio lotta ogni giorno per non farsi risucchiare dal globalismo/europeismo finanziario. Sarebbe il colpo di grazia alla nostra identità e al sacrificio di intere generazioni. Non permettiamolo.

Matteo Vincenzi