Inchiesta Montedison bis, scatta l’archiviazione

MANTOVA Archiviata l’inchiesta Montedison bis, la questione che atteneva ad altri quattro casi di morte per mesotelioma, malattia contratta dai lavoratori nel periodo già oggetto del primo procedimento penale a carico degli ex manager accusati a livello colposo delle morti registrate al petrolchimico dal 1970 al 1989. Ad avanzare la richiesta, lo scorso gennaio, era stata la stessa procura di Mantova dopo la sentenza della Corte di Cassazione con cui aveva statuito che le responsabilità circa le morti degli operai non possono essere generalizzate ma collegate ad un nesso fattuale. In sostanza, andrebbe indicato con precisione il momento in cui la malattia si sarebbe manifestata e così indicare il dirigente di stabilimento che in quel momento aveva la responsabilità aziendale. Ma com’è noto, il mesotelioma è asintomatico ed è praticamente impossibile collocarlo in un periodo preciso. Ad emettere nei giorni scorsi il provvedimento di non luogo a procedere per questo ulteriore indagine è stato il giudice per le indagini preliminari Gilberto Casari. Rimane ora solamente aperta la questione della perizia chiesta dalla Corte d’appello di Brescia dopo la sentenza della Suprema Corte. In appello, lo ricordiamo, i giudici avevano dimezzato le pene ai nove ex dirigenti condannati in primo grado per le morti d’amianto. La sentenza di secondo grado, che ha sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio, non aveva soddisfatto sia gli inquirenti che tantomeno le famiglie dei dipendenti morti di mesotelioma e carcinoma. Ed è proprio sulla base della documentazione allegata al ricorso in Cassazione, presentato dal procuratore capo di via Poma Manuela Fasolato, che aveva preso il via l’indagine bis sulle presunte morti causate dalla prolungata esposizione alla sostanza cancerogena. Proprio la correlazione tra esposizione all’amianto e l’insorgenza di mesotelioma (il tumore pleurico correlato all’inspirazione di fibre d’asbesto) e carcinomi, sostenuta dall’accusa e dai tecnici e dirigenti del servizio prevenzione e sicurezza sul lavoro dell’Asl, era stata confermata dalla sentenza d’appello.