La Gran Cupola di Sant’Andrea tra passato e presente

MANTOVA  «Quello che noi vediamo adesso e che leggiamo come un organismo unitario in realtà è il frutto di riforme e cantieri che si sono susseguiti nell’arco di oltre tre secoli». Con queste parole l’architetto Monica Nascig ha aperto ieri la conferenza “La Gran Cupola di Sant’Andrea: passato e presente”, promossa dalla Società per il Palazzo Ducale nell’Atrio degli Arcieri. Dopo l’introduzione del presidente della Società, Sandro Sarzi Amadè, l’architetto Nascig ha condotto i presenti in un viaggio tra storia e restauri, con al centro la cupola barocca progettata da Filippo Juvarra, la cui costruzione iniziò nel 1732 e si concluse solo nel 1780. «Già allora la definivano “Gran Cupola” – ha spiegato – e mi è sembrato giusto restituirle questo nome, che esprime la grandezza del progetto e la sua ambizione urbana». Le statue delle Virtù teologali alte sei metri, i busti dei profeti, le dorature in oro zecchino e gli stucchi ticinesi sono solo alcuni degli elementi raccontati attraverso immagini e documenti. «Nel 1771 in una relazione del Collegio di Sant’Andrea si scrive che “piove, nevica e vi resta una selvosa armatura”, la copertura lignea dei ponteggi – ha ricordato – perché mancavano ancora le finestre e la copertura in piombo, entrambe concluse nel 1780». Le infiltrazioni d’acqua hanno segnato anche i restauri novecenteschi e quelli del 2013: «Abbiamo trovato sali, annerimenti e distacchi, specie sulle superfici rifatte». Grazie a un recente progetto di valorizzazione, al termine della conferenza anche i soci della Società per il Ducale hanno potuto accedere in via straordinaria ai camminamenti storici, fino alla base del tamburo, a 40 metri. «Un sogno che coltivavamo da anni – ha concluso Nascig – per condividere con tutti la bellezza di un patrimonio che va vissuto da vicino».