MANTOVA L’annuncio, prima dato ai sindacati e poi diffuso con una nota nel pomeriggio di ieri, è uno shock: Corneliani intende licenziare 130 dipendenti sia tra le maestranze sia nel settore degli uffici. Una decisione presa per far fronte all’attuale situazione di mercato, che provoca la dura reazione dei sindacati che annunciano lo stato di agitazione con assemblee e scioperi previsti almeno per oggi e domani.
Quella che ormai da tempo sembrava una crisi, viene quindi ufficializzata nella giornata di ieri. Per fronteggiare il mercato e la situazione economica non rosea, lo storico marchio di abbigliamento intende procedere con 130 licenziamenti (su un totale di 454 dipendenti nello stabilimento di Mantova) nel periodo dal primo gennaio al 31 dicembre del prossimo anno. Nella nota diffusa ieri, il gruppo fondato da Carlo Alberto Corneliani sessant’anni fa, parla di “avverse condizioni di mercato e cambiamenti irreversibili nel settore che richiedono inderogabilmente nuovi modelli organizzativi e di business”. con un piano che “passerà quindi per la revisione profonda del modello organizzativo per adattare la struttura ad anni di flessione della domanda, con un impatto equivalente a 130 risorse sul territorio mantovano”. Sono previsti 72 licenziamenti tra le maestranze e 58 negli uffici.
Una situazione che sta provocando la durissima reazione dei sindacati. Dopo un’assemblea che si è tenuta ieri pomeriggio con centinaia di dipendenti, altra assemblea questa mattina. A seguire sciopero oggi e domani.
«Il piano presentato – tuonano Michele Orezzi (Filctem Cgil), Adolfo Feudatari e Rosaria Scibilia (Femca Cisl) – è inaccettabile e lo rispediamo al mittente. Corneliani ha bisogno di investimenti seri, non di lasciare a casa i propri dipendenti con conseguenze nefaste sulle famiglie mantovane. Sono previsti investimenti per sei milioni di euro l’anno per i prossimi tre anni. Ma non sono altro che i risparmi generati dai licenziamenti. Nnei mesi passati decine di dipendenti se ne sono andati spontaneamente: già quella era una ristrutturazione».
Ora al via la trattativa, con l’obiettivo di ridurre quanto più possibile gli esuberi, usare le ore di cassa integrazione ancora disponibili e cercare di far uscire dall’azienda prima i dipendenti più prossimi alla pensione.
Giovanni Bernardi