Turismo a Mantova: il cielo aiuta la città, e la Pasquetta riscatta la Pasqua

MANTOVA –  Il Lunedì dell’Angelo non è solo rappresentativo del riscatto cristiano, ma in un certo senso lo è stato anche per la città che ha visto nella Pasquetta una propria redenzione sulla frequenza dei visitatori festivi, dimostratisi purtroppo scarsetti nei rimanenti giorni del triduo di Resurrezione. Complice consenziente e benaugurante il sole, che più volte ieri si è mostrato dai cieli del capoluogo, nel dispetto persino delle previsioni nazionali che avevano preconizzato cieli coperti, pioggerelle, e comunque temperature inadeguate per il passeggio.
«Molti mantovani, più che stranieri, hanno avuto fiducia e hanno preso posto anche nei plateatici», commenta un ristoratore del pieno centro storico, che comunque ammette la latitanza dei “forestieri”. E se scarsi sono stati i turisti provenienti dall’estero, come pure confermato dalla Federalberghi, non numerosissimi sono stati quelli provenienti dalle province limitrofe. Presenze sì, ma non tali da far pensare a una Mantova città Unesco, patrimonio dell’umanità, presa d’assalto dai nostalgici del “gran tour” ottocentesco. Sempre lo stesso ristoratore muove a “chi di dovere” un ammonimento, ma senza volersi esporre per non incappare in “scomuniche” di sorta: la Pasqua, dice, «potrebbe trovare proprio a Mantova un punto di riferimento importante se solo si pensasse di inserire questa città in un circuito di fede, dal momento che il “Preziosissimo Sangue” di Cristo ce l’abbiamo noi, con tanto di bolla papale che lo certifica. Né basta – prosegue – la processione o l’esposizione dei Sacri Vasi per richiamare qui i grandi numeri dei fedeli. Con una reliquia così importante per la cristianità, ci si aspetterebbe pellegrinaggi come al Santo Sepolcro. Ma qui nessuno a quanto pare ci crede più di tanto, e si continua a sperare nell’eredità dei Gonzaga più che in quella della nostra religione. Insomma – conclude – la città d’arte è bella, la città dei sapori è buona, ma non basta».
Quasi a dire, in definitiva, che chi ha il pane non ha i denti. Ma anche questa è una rimostranza che va iterandosi da anni senza che le istituzioni abbiano pensato di sviluppare una “politica della fede”, chiamiamola così, che pure fa la fortuna di molti santuari e centri minori.
La città è bella, i suoi musei sono apprezzati, la sua offerta eno-gastronomica potremmo addirittura definirla “stellata”, ma le sue peculiarità vengono spesso trascurate, appunto, da “chi di dovere”. I numeri di altre città producono cifre a 5 zeri, mentre qui ci si accontenta dei 4, specie in circostanze festive come la Pasqua. Vuoi vedere che la chiave di volta per rompere questo muro non sia quella della “città d’arte”, ma della “città sacra”?
I numeri dei musei cittadini e di Sabbioneta, seconda città Unesco del mantovano, sono comunque alti, e l’ordine imposto nelle strade, sul quale punta molto l’amministrazione di via Roma, rappresentano un notevole biglietto da visita. Ma a quanto pare, insufficiente per sfondare. Rimostranze a parte, la Pasquetta ha comunque rispettato le attese, decisamente in linea con quelle degli anni scorsi. Le vie del centro erano frequentate e i musei pressoché al “break even” nel parallelismo degli anni migliori. Le defezioni nell’albergaria è motivata dalla crisi che investe i turisti stranieri più attesi, ma si parla solo di sottotono, non di flop. Resta la volontà di voler fare il salto di qualità.