ASOLA Presso il Museo Civico “Goffredo Bellini” è stato presentato con l’intervento degli autori il libro “La Cappella Redone. Arte barocca e santità nella Cattedrale di Asola” edito da La Cittadella. Voluto dalla parrocchia di Asola e reso possibile anche grazie alla collaborazione del Lions Club Chiese Colli Storici, il volume nasce a conclusione della campagna di restauro dell’apparato decorativo di questa cappella, eretta a partire dal 1690 nel transetto sinistro della chiesa parrocchiale di Sant’Andrea. Sorta per onorare i santi Ignazio di Loyola e Teresa d’Avila e per ospitare le reliquie del martire Innocenzo, essa è stata arricchita nel 1724 dal tabernacolo marmoreo destinato a custodire il reliquiario di San Giovanni Crisostomo, patrono della città. E infatti essa è oggi nota soprattutto con quest’ultima dedicazione. Oltre a documentare l’intervento condotto dalla Lares Restauri S.r.l., il libro approfondisce la storia di questo edificio, a partire dall’interessante figura del committente: il canonico Giovanni Battista Redone. Accanto a lui viene tracciato un vivido quadro della società civile ed ecclesiastica asolana alla fine del Seicento. Il volume dedica poi ampio spazio all’analisi iconografica e teologica degli stucchi, degli affreschi e delle tele. Particolare interesse ricopre la bella Sacra Conversazione dipinta da Francesco Paglia, caposcuola della pittura bresciana del Seicento, che fu attivo ad Asola anche come autore di soggetti profani. Le collezioni del museo “Bellini” conservano di lui due significativi ritratti che si pongono in ideale contrappunto con la pittura sacra esibita nella vicina cappella Redone. La pubblicazione, così come il restauro che l’ha preceduta, rivendicano in definitiva a questo monumento il ruolo di testimonianza pregevole della spiritualità e del gusto barocco nel territorio dell’antica Quadra asolana. Hanno contribuito al volume: Arturo Biondelli, Nicole Tomaselli, Eros Aroldi, Matilde Monteverdi, Michele Garini, Elisabetta Ghittino, Anna De Stefano, Mario Massimo Cherino, Sara Fainozzi e Francesca Lamberti.
Paolo Zordan