Il lato oscuro della storia dentro i gialli di Lucarelli e Bruno Arpaia

MANTOVA Non sappiamo dirvi con certezza se i gialli ambientati nel passato siano più affascinanti e avvincenti di quelli ambientati nel presente, ma quel che è certo è che i gialli, i noir e i polizieschi ambientati nel passato hanno un asso in più nella loro manica. Si tratta della storia, quella vera. Quelli di Carlo Lucarelli (“L’inverno più nero”) e di Bruno Arpaia (“Il fantasma dei fatti”) non sono, come ha sottolineato in piazza Castello Marcello Flores due romanzi storici, bensì due lavori che hanno una forte connotazione storica. Punto di partenza e nucleo centrale delle due opere, la storia in entrambi i casi restituisce coni d’ombra ed atmosfere cupe che spesso, quando studiamo certi fatti nelle aule scolastiche, ignoriamo del tutto. «Ho scelto di ambientare il mio romanzo a Bologna – spiega Lucarelli – perchè è lo sfondo ideale, si tratta di una città in cui ti aspetti che non succeda nulla. Invece, è la città dell’attentato alla stazione del 2 agosto 1980 e della Uno Bianca». Il caso Mattei, la morte di Tchou della Olivetti, Marotts dell’Istituto Superiore di Sanità e Tom Karamessinis, detto Tom il Greco, uomo chiave della Cia, sono gli elementi principali del racconto di Arpaia: «All’inizio degli anni Sessanta, queste situazioni che fanno da sfondo al libro portano l’Italia verso il declino odierno in fatto di tecnologie, facendo diventare il paese un modello di sviluppo senza conoscenza. Un amico mi ha fatto riflettere se dietro questi fatti potesse esserci un complotto: da lì ho dato il via a dodici anni di ricerche prima di arrivare alla pubblicazione del libro. La cosa curiosa è che più scavavo, più notavo come la teoria del complotto si sgretolasse. Il motivo è molto semplice: la storia è sempre più complessa delle varie teorie». Si passa, quindi, a parlare dei personaggi del due racconti e delle loro caratteristiche che li fanno essere, a loro modo borderline: dai volutamente ambigui nei racconti del commissario De Luca di lucarelliana penna alla complessità di quelli di Arpaia. Insomma, se non sono intricati, i personaggi dei gialli sono immobili. E questo, la storia, sia quella scritta che quella da scrivere (e da leggere) non lo contempla.  (f.b.)