CASTEL D’ARIO Cinque rinvii a giudizio per l’accusa di omicidio colposo con processo dibattimentale fissato per il prossimo 14 dicembre davanti al giudice Gilberto Casari. Questo l’esito dell’udienza preliminare che si è tenuta ieri per la vicenda di Matteo Pedrazzoli, il 14enne di Castel d’Ario travolto e ucciso tre anni fa dal crollo di una panchina girevole di otto quintali installata nel parco giochi di piazza Castello.
Al banco degli imputati siederanno Elena Bellini, architetto progettista della struttura, Marzio Furini, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Castel d’Ario, Luca Bronzini, di Rovereto (Trento), titolare dell’omonimo laboratorio specializzato in attività di restauro che si era aggiudicato l’appalto per la riqualificazione dell’intera area verde e da ultimo i due installatori, i fratelli Loris e Cristian Manfredi, contitolari della Car-Mec, azienda di carpenteria metallica con sede nella medesima località trentina. Nel processo è finito anche il Comune di Castel d’Ario come responsabile civile, mentre erano già cadute le accuse al sindaco Daniela Castro, inizialmente iscritta nel registro degli indagati. Lo scorso maggio, in apertura di udienza preliminare, c’era stata inoltre la costituzione parte civile con l’avvocato Maria Grazia Galeotti dei familiari dello sfortunato ragazzino, vale a dire il padre Gianfranco Pedrazzoli, la madre Alessandra, il fratello Gianluca, tre zii e un nonno. Il gup Grimaldi ha respinto la richiesta di un’integrazione istruttoria avanzata dalla difesa di Furini, e quella del dissequestro di supporti infortmatici avanzata dalla difesa di Bellini. L’inchiesta coordinata dal Pm Silvia Bertuzzi, si era incentrata fin da subito sull’acquisizione di tutta la documentazione relativa al progetto, al collaudo e alla manutenzione della pesante installazione artistica semovibile, con il conseguente affidamento di una consulenza tecnico-ingegneristica dai cui esiti si sarebbe evidenziato un errore di calcolo sul perno, risultato troppo esile per sostenere il peso dell’intero manufatto. La tragedia si era consumata attorno alle 22.30 del 10 luglio 2018: il parco giochi, come ogni sera, era affollato di ragazzi che si davano appuntamento sulle panchine girevoli. A poca distanza era in corso la festa dell’Avis. D’un tratto il perno su cui reggeva la struttura si era spezzato e il pesante manufatto precipitava al suolo. Tutti i ragazzi si erano messi in salvo tranne Matteo. L’installazione, infatti, gli era crollata addosso bloccandolo al suolo sotto il peso di otto quintali di ferro. Gli amici avevano tentato disperatamente di sollevare la panchina senza riuscirci. Richiamati dalle urla e dal frastuono del cedimento erano accorse una quindicina di persone che erano infine riuscite a sollevare il manufatto e a liberare il 14enne, ma ormai era troppo tardi. Due settimane dopo anche l’altra struttura gemella posizionata accanto a quella crollata veniva rimossa su disposizione degli stessi inquirenti. Ora la parola passa al tribunale.