Intascava i soldi dei risparmiatori, direttore dell’ufficio postale di Villa Saviola sospeso

Il tribunale di via Poma

VILLA SAVIOLA – Aveva intascato i soldi dei risparmiatori, perlopiù persone anziane, un giochetto andato avanti per un paio d’anni, fra il 2014 e la fine del 2015, quando   Gianni Zaffanella , 57enne di Suzzara, era direttore dell’ufficio postale di Villa Saviola nel Comune di Motteggiana. Quando la cosa era stata scoperta in seguito a un’indagine interna del servizio anti-frode delle Poste il 57enne aveva ammesso il fatto ed era stato subito rimosso dall’incarico.
Ammissioni che ha ribadito ieri davanti al gup   Matteo Grimaldi , per il processo con rito abbreviato per peculato, reato che potrebbe però essere riqualificato in appropriazione indebita aggravata; e di fronte a questa eventualità il giudice ha deciso di rinviare l’udienza al prossimo maggio per dare modo alle parti di prepararsi.
Stando a quanto era emerso dalle indagini, l’allora direttore dell’ufficio postale di Villa Saviola aveva intascato varie somme di denaro depositate su conti e libretti di utenti quasi tutti anziani.
Le cifre sono svariate: 5mila euro in un caso, 13mila in un altro, e poi altri prelievi da 10.100, 8.300, 8.500, per un totale che sfiora i 45mila euro complessivi. I prelievi illeciti avvenivano a più riprese, e per far sì che le vittime non si accorgessero di nulla, il 57enne provvedeva a depositare di nuovo quanto aveva prima prelevato da un determinato conto. Ogni volta che un cliente faceva richiesta per un prelievo lui prendeva il denaro che mancava da altri conti, creando così una sorta di sistema di vasi comunicanti dove però alla fine quello che ci guadagnava era solo lui.
Ad accorgersi che qualcosa non andava era stato uno degli utenti che aveva notato dal suo estratto conto delle discrepanze tra le date dei prelievi e dei versamenti che aveva fatto. Dalla sua segnalazione era scaturita un’indagine interna delle Poste in seguito alla quale Zaffanella era stato rimosso dal suo incarico. A seguire l’indagine giudiziaria aveva accertato il reato di peculato per il quale il 57enne è stato rinviato a giudizio. Ora però, con l’eventualità tutt’altro che remota che il capo d’imputazione possa essere riqualificato in appropriazione indebita aggravata, si è presentata una necessità: dal 2018 questo tipo di reato è procedibile solo a mezzo di querela, ciò che manca visto che al’epoca dei fatti era invece procedibile d’ufficio. Ora le vittime hanno tre mesi per sporgere querela in attesa della prossima udienza, fissata per il 20 maggio 2020. Queste – per evitare che, nel caso il gup dovesse decidere per una riqualifica del reato, che il processo possa finire in un non luogo a procedere – sono state debitamente informate.