MANTOVA Sono entrambi marchigiani ed entrambi fumantini in panchina. Ma le similitudini finiscono qui. Davide Possanzini e Fabrizio Castori, che si affronteranno sabato al Martelli sulle panchine di Mantova e Sudtirol, sono quasi agli antipodi. Sarà una sfida nella sfida, un po’ com’era successo nella gara d’andata, che fu la prima di Castori alla guida dei tirolesi. Al Druso finì 2-2, risultato che, se ripetuto al Martelli, farebbe molto comodo agli altoatesini ma per nulla al Mantova.
In ogni caso, Possanzini vs Castori. Come dicevamo hanno radici marchigiane: Loreto il tecnico dell’Acm, San Severino Marche il rivale. All’anagrafe sono separati da ben 22 anni (classe ’76 Possanzini, ’54 Castori) e si conoscono da una trentina. «Me lo ricordo fin dai tempi in cui, giovanissimo, giocavo nella Recanatese e lui allenava il Tolentino», disse Possanzini in occasione della gara d’andata. Castori non ha mai allenato l’attuale mister dell’Acm, ma l’ha incrociato da avversario svariate volte in Serie B quando guidava il Cesena e l’altro segnava nel Brescia.
Forse non siamo al livello di maestro-allievo, ma la differenza tra i due è comunque marcata. Innanzitutto – e non potrebbe essere altrimenti – sul piano dell’esperienza: Castori è una vecchia volpe della panchina, gli almanacchi riferiscono che si tratta del tecnico in attività con più presenze tra i cadetti. Non solo: ha allenato in tutte le categorie, dalla Terza alla Serie A. Tra le perle della sua carriera, spicca la storica promozione del Carpi in A nel 2015. Ma potremmo citare anche quella del 2021 con la Salernitana o gli anni a Cesena. Proprio a Cesena, nel 2004, incappò in un brutto episodio: una rissa durante la finale play off col Lumezzane che gli costò tre anni di squalifica, poi ridotti a due. Ultimamente è scivolato in qualche passo falso, tra esoneri e retrocessioni. Ma al timone del Sudtirol è tornato ai vecchi fasti, resuscitando una squadra in chiara involuzione. Castori ne ha viste e fatte di ogni, mentre Possanzini è alla prima stagione in B, alle prese con una situazione mai vissuta prima. Entrambi vivono la partita con grande trasporto, ma Possanzini sembra avere un rapporto più paterno con i suoi calciatori. È sicuramente diverso il loro calcio. Castori ha sempre parlato di ritmo, intensità e corsa come ingredienti irrinunciabili della sua filosofia di gioco; Possanzini vira più sull’estetica e il nozionismo, possesso palla, costruzione dal basso, manovra a terra.
Entrambi conoscono il calcio come le proprie tasche, perchè di questo vivono fin da ragazzi. Hanno la stessa missione: salvare le rispettive squadre. Castori c’è vicino col suo Sudtirol, Possanzini è chiamato a una mezza impresa col Mantova. Le loro strade si incroceranno sabato, con poco da perdere e tanto da guadagnare.