MANTOVA Con il concittadino e amico Marco Festa, è l’unico giocatore del Mantova ad aver fatto il pieno di presenze in campionato: 34 su 34 partite. Non solo: con 14 gol è il secondo miglior marcatore del girone, dietro solo a Lescano della Triestina. Sono numeri da urlo, quelli che esibisce Francesco Galuppini. Che ora, come tutti, attende solo il coronamento naturale di una stagione da sogno: la promozione in B.
Francesco, sembrava fatta sabato scorso…
«Un po’ di rammarico ci è rimasto. Lo stadio era pieno, sembrava tutto pronto per la festa. E invece…».
Brava l’Atalanta a fermarvi o la tensione s’è fatta sentire?
«Merito dell’Atalanta. Anche all’andata ci mise in difficoltà. Però abbiamo disputato un grande secondo tempo».
Tu stesso potevi segnare…
«Vismara (il portiere dell’Atalanta, ndr) sostiene di avermi studiato e per questo è riuscito a deviarmi il tiro. Però dai, quando sei solo davanti al portiere non puoi sbagliare… Quindi è colpa mia».
E la tensione? Quanto ha influito?
«No, direi che non c’è stata. Siamo sempre stati tranquilli, e lo siamo anche questa settimana. Il traguardo è vicino, prima o poi lo taglieremo».
Magari lunedì, in casa della squadra che ti ha fatto emergere: il Renate. Un’emozione in più?
«Non posso permettermelo. Il mio presente si chiama Mantova. Però attenzione: non ho nulla contro il Renate. Anzi è una società che devo solo ringraziare perchè, dopo due stagioni e mezza molto positive, mi ha concesso l’opportunità di andare al Sudtirol e vincere il campionato. Il Renate ha dato una svolta alla mia carriera. Quest’anno sta incontrando qualche difficoltà, ma gli auguro di salvarsi».
Guarderai Lumezzane-Padova domenica?
«Certo! Sul pullman mentre andiamo a Meda».
Cosa ti aspetti?
«Mah, sarà quel che sarà. Se ci sarà da festeggiare festeggeremo: in pullman o in autogrill o in albergo… va tutto bene. Altrimenti proveremo a prendercela sul campo, battendo il Renate».
Anche il Lumezzane è stata una tua squadra…
«Infatti è tutto molto strano. Questa settimana il mio destino passa attraverso la squadra che mi ha cresciuto (il Lumezzane) e quella che mi ha consacrato (il Renate). Non possono essere solo coincidenze…».
Hai eguagliato il tuo record di gol in C, raggiunto proprio ai tempi del Renate: 14…
«…e ho ancora 4 partite a disposizione per superarlo. Voglio riuscirci».
Magari lunedì sera?
«Magari! A patto che serva, ovviamente. Sarebbe l’apoteosi».
Cosa ti ha regalato questa esperienza mantovana?
«Mi ha arricchito. Come nemmeno io avrei potuto immaginare».
Spiegaci…
«A livello umano, innanzitutto. Mister, staff e direttore hanno saputo “avvolgermi” come nessun altro mai. Mi hanno ascoltato e capito, in una fase della carriera in cui avevo bisogno di ritrovarmi: sono molto grato a tutti per questo. E poi a livello calcistico: con Possanzini ho avuto il privilegio di apprendere nozioni e principi che hanno arricchito il mio bagaglio tecnico. Senza contare altri aspetti come il sacrificio, la cultura del lavoro. Non pensavo di migliorami così a 30 anni».
Possanzini è ambito in Serie A: cosa gli consiglieresti?
«Dico solo che, oltre a definirlo maestro di calcio, considero il mister una persona vera, umile e onesta. Per quanto ne so, ha dato una parola al Mantova e sono sicuro che la manterrà».
Per concludere: cos’è per te la Serie B?
«Non è mai stata un’ossessione. È un sogno che si sta trasformando in realtà. E nel quale credo di poter dire la mia».