Tennis tavolo – Michela Brunelli fa cinquina alle Paraolimpiadi: “A 50 anni vado ancora a giocarmela con le migliori. E’ una bella soddisfazione”

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Castel Goffredo Le Paralimpiadi di Parigi si disputeranno dal 28 agosto all’8 settembre. La capitana della nazionale di tennis tavolo è Michela Brunelli: con le sue cinque partecipazioni, che raggiungerà appunto in Francia, è la pongista azzurra più presente alle Paralimpiadi. La 50enne veronese, in forza alla Brunetti Castel Goffredo, ha iniziato a Pechino 2008 e non si è più fermata. «Certamente ero più giovane, anche se mi sento bene anche oggi, dopo molti anni. Allora ero molto curiosa di capire cosa avrei trovato a Pechino e desiderosa che arrivasse». «La mia prima convocazione – ricorda Michela – era stata nel 1997 agli Europei di Stoccolma e nel 1998, ai Mondiali di Parigi, in squadra con Christina Ploner, abbiamo vinto la medaglia d’argento. Poi ho ridotto un po’ l’impegno, per conseguire la maturità, che ho ottenuto nel 2002, e ho ripreso nel 2003. Il podio successivo è stato il bronzo in singolare del 2005. Era appena diventato direttore tecnico Alessandro Arcigli e da quel momento è stata un’escalation. Ho partecipato a tutte le principali manifestazioni internazionali, Paralimpiadi, Mondiali ed Europei, che si siano disputate fino a oggi».
A Pechino vi siete messe al collo l’argento a squadre.
«Era stato inaspettato, perché le grandi squadre erano parecchie. Abbiamo perso lottando in finale contro la Cina. Ricorderò quella Paralimpiade anche per il quarto posto in singolare. Ho perso in semifinale per 3-1 contro la slovacca Alena Kanova e nella finale per il terzo posto per 3-0 a opera della slovena Mateja Pintar, che era la campionessa in carica. Ora la chiamano medaglia di legno, ma per me quel risultato ha avuto un notevole valore. Ricorderò sempre che, quando arrivavamo nell’impianto per giocare, i bambini cinesi chiedevano gli autografi anche a noi stranieri. In quel Paese esiste proprio una cultura sportiva».

A Londra e Rio altri due quarti posti a squadre…

«Sono stati duri da digerire. A Londra nella finale per il bronzo eravamo avanti per 2-0 contro la Gran Bretagna e abbiamo perso per 3-2. A Rio contro la Corea si è deciso tutto nel mio singolare contro Seo Su Yeon. Stavo vincendo per 2-0 e nel terzo sul 9-10 ho colpito uno spigolo che non mi è stato riconosciuto. Quello è stato l’inizio della fine. Nonostante sembrasse difficile riprendersi da una delusione del genere sono ripartita e siamo ripartiti alla grande, con le medaglie conquistate ai Mondiali, agli Europei e a Tokyo».

Com’è stato il tuo ultimo triennio?

«È stato positivo, anche se ho perso molte partite. Sono scesa molto nel ranking, ma in classe 3 non è facile mantenersi al vertice. C’è una grande concorrenza e ci sono sempre molte atlete in tutti i tornei. Sono comunque contenta di ciò che fatto, mi sono sempre preparata con impegno e anche a Parigi sarò pronta a dare il mio massimo. Essere la n. 11 in classifica non facilita le cose. Quel che è certo è che andrò in campo serena e spero di avere anche un po’ di fortuna con il sorteggio».

Si parte con i doppi?

«Con Giada formiano una coppia molto affiatata e punteremo a un bel risultato. Già ai Mondiali quella vittoria ci aveva dato la carica per affrontare nel modo migliore i singolari. Il doppio è una specialità che mi piace e sono contenta che negli ultimi anni sia stato introdotto al posto delle squadre. Consente anche di vincere più medaglie. Essendoci sia il femminile sia il misto, potenzialmente, con il singolare, si può arrivare a quota tre».

Il doppio ti ha permesso di qualificarti a Parigi.

«In effetti con il ranking non ce l’avevo fatta, però va anche detto che ho lavorato molto per guadagnarmi questa seconda chance, non per nulla con Giada siamo la seconda coppia in classe WD5, alle spalle delle coreane, e siamo le campionesse del mondo in carica. A 50 anni è una bella soddisfazione giocarmela ancora con tutte le migliori. Partiremo dai quarti e non troveremo la Cina fino alle semifinali e la Corea fino alla finale. Le coreane sono le favorite».

All’Open in Thailandia hai tagliato il traguardo delle mille partite internazionali…

«Mi hanno consegnato uno striscione celebrativo, che conserverò fra i miei ricordi più belli. Ancora in attività non c’è nessun atleta, uomo o donna, che sia arrivato a 1.000 incontri. Fra l’altro ho vinto quella millesima partita contro una thailandese e ho conquistato il 125° podio in giro per il mondo. Un bilancio molto soddisfacente di questi 27 anni in maglia azzurra. Ora sono la capitana della Nazionale e ne sono estremamente orgogliosa».

Hai già pensato a cosa accadrà dopo Parigi?

«No, ora mi concentro sulle gare dei Giochi, poi ci penserò. C’è la voglia di lasciare, per rilassarmi, rimanere più a casa e dedicarmi anche ad altre cose, dall’altra parte la voglia di rimanere con i miei compagni è grande e la passione è sempre la stessa. La bilancia è in bilico. Impegnarmi per un altro quadriennio richiederà un’attenta riflessione. Se anche non andassi più avanti con la Nazionale, non appenderei comunque la racchetta al chiodo e proseguirei con l’attività in Italia. Il tennistavolo è la mia vita». (dal sito Fitet)