L’eterno fascino di Mozart per il successo di Benedetto Lupo e l’Ocm al Bibiena

MANTOVA Che Mozart sia di casa al Bibiena è una suggestione particolarmente cara ai mantovani e ad alimentarla è, in primo luogo, il ricordo indelebile del suo concerto del 16 gennaio 1770, evento giustamente celebrato in varie occasioni. Ma è altrettanto certo che a contribuire a rinsaldare questa familiarità con il genio salisburghese sia stato il pluridecennale lavoro che l’Orchestra da Camera di Mantova ha dedicato all’approfondimento e alla valorizzazione delle sue opere. Un impegno, quello prodotto dal maestro Carlo Fabiano, che prosegue tuttora con assidua coerenza, competente visione analitica ed eccellenti esiti come ha confermato il concerto di sabato sera, al Bibiena, per la 29° stagione concertistica Tempo d’Orchestra. Per questo appuntamento completamente mozartiano il prestigioso pianista Benedetto Lupo è tornato a collaborare con l’Ocm nell’interpretazione di due pagine altamente rappresentative dell’evoluzione stilistica e dell’inesauribile vitalità creativa di W. A. Mozart (1756-1791). L’accostamento dei due Concerti per pianoforte e orchestra – il n. 23 in la magg. K 488 e il n. 9 in mi bem. magg. K271 – ha rivelato la loro netta contrapposizione di carattere, ma anche quella dote comune di inconfondibile freschezza e varietà dell’invenzione melodica che rende così avvincente e inconfondibile la musica di Mozart. Una decina d’anni separano le due composizioni e, mentre il Concerto n. 23 si caratterizza per una dimensione intima, timbri orchestrali rotondi e soffusi, il n. 9 (conosciuto con il titolo Jeunehomme dal nome della pianista francese a cui era dedicato) appare più orientato alla brillante cantabilità e all’esibizione virtuosistica del solista, ma anche un esempio sorprendente della precoce maturità del prodigioso Mozart quattordicenne. Pregevoli le interpretazioni di Benedetto Lupo, accurate e tecnicamente appropriate, caratterizzate da scelte timbriche delicate, netti contrasti tra riflessive esitazioni e rapidi fraseggi quasi a suggerire cenni improvvisativi. Solida, corposamente sonora e accurata la convincente prova dell’Ocm, costantemente attenta al dialogo e alla ricerca di coesione espressiva tra solista e orchestra. Qualità altrettanto apprezzate, per quanto riguarda la formazione con Carlo Fabiano violino concertatore, con l’esecuzione, tra i due Concerti, della Sinfonia n. 44 in re magg. K81. Si tratta di un’opera giovanile (scritta nel 1770 durante il viaggio di Amadeus in Italia con tappa a Mantova), decisamente ricca di spunti ispirati e briosi che, pur nella sua relativa semplicità strutturale, già mostra i tratti inconfondibili della vitalità espressiva mozartiana. Meritati gli entusiastici applausi del Bibiena per i protagonisti di questo brillante successo suggellato dall’interessante fuori programma con l’Adagio dal Concerto per pianoforte e orchestra in si bem. magg. di Antonio Salieri (1750-1825) e un brano dall’Albumblatt op. 99 di R. Schumann (1810-1856). (gmp)