Alcolici ai ragazzini al bar Tre60: il questore lo chiude per 8 giorni

MANTOVA Uno aveva addirittura allungato la propria carta d’identità al banco e nonostante ci fosse scritto a chiare lettere che aveva solo 17 anni il barista gli aveva servito un drink alcolico senza battere ciglio. Un paio di ragazzi di 16 a il 17enne di cui sopra sono stati sorpresi dagli agenti della questura di Mantova mentre consumavano alcolici e superalcolici seduti a un tavolino del bar Tre60, famoso chiosco di piazza Virgiliana che ieri è stato chiuso su ordine del questore di Mantova  Paolo Sartori. Il provvedimento è stato adottato ai sensi dell’articolo 100 del testo unico della legge di Pubblica Sicurezza (Tulps) come già era accaduto in altre occasioni precedenti. E altre precedenti occasioni per consumare alcolici senza alcun problema, avevano avuto i tre ragazzini sorpresi dagli agenti della questura mentre se ne stavano tranquillamente seduti a bere alcolici nella serata di mercoledì scorso in piazza Virgiliana. Portati in questura, infatti, questi hanno detto agli agenti che non era la prima volta che andavano al chiosco Tre60, così come non era la prima volta che venivano serviti loro da bere alcolici e superalcolici. Cocktail e long drink per un happy hour che è costato al gestore del chiosco di piazza Virgiliana la sospensione della licenza per otto giorni oltre a una sanzione amministrativa di 330 euro. Ma questa è solo la punta di un iceberg che pesca in profondità fra le nuove generazioni. Il problema del consumo di alcol fra i giovanissimi è più che presente nella nostra città, dove il numero di accessi al pronto soccorso pediatrico di ragazzini in coma etilico è in costante aumento. Per fare fronte a questo fenomeno le forze di Polizia cittadine hanno dato il via nei mesi scorsi a un’operazione sistematica di contrasto alla vendita di alcolici a minorenni, con la chiusura temporanea di diversi locali e rivendite tra città e hinterland. Per tutta risposta questi ragazzini forzati dell’happy hour si sono dati da fare falsificando documenti per potere entrare nei locali riservati ai maggiorenni e potere consumare “cose da grandi”; questo a sottolineare come la problematica sia di difficile soluzione visto che lo stesso “malato” non solo rifiuta le cure ma fa di tutto per ammalarsi ulteriormente.