MANTOVA l direttore di Confesercenti Mantova Davide Cornacchia fa il punto sulla situazione del commercio a Mantova e provincia.
Direttore, com’è la situazione del commercio nella città e nella provincia? Ci sono differenze?
«Presenta profonde differenze strutturali. In linea di massima, stiamo vivendo una stagione di forte contrazione per il commercio in genere, differenziata per area. Ci sono zone, vicine a luoghi dinamici che soffrono di meno, esempio Lago di Garda e Bassa Bresciana. Mentre ci sono zone depresse, ad esempio l’Oglio Po, dove esistono delle forti contrazioni dal punto di vista dei consumi e delle imprese. La città di Mantova invece vive un assediamento delle numerosi grandi strutture di vendita che hanno fatto grandi azioni di calo di appeal del capoluogo. Il capoluogo ha subito una trasformazione profonda del commercio soprattutto negli anni 2000- 2010 determinata da questa esplosione di grandi strutture di vendita e parti commerciali, nate sui principali assi viari: Città della moda (Bagnolo San Vito), Il Gigante (Curtatone), la Favorita ( Nord della città), alla quale si è aggiunta Martinelli a San Giorgio. Purtroppo la programmazione del territorio è stato vissuta come un proliferare di medie e grande strutture di vendita ma senza la commisurazione di un l’aumento demografico, da giustificare le strutture in essere. Come anche i flussi turistici. Questo ha condizionato l’accessibilità al centro storico e allo tesso tempo queste strutture hanno condizionato il mantenere gli esercizi di vicinato nei piccoli comuni. Oggi ci troviamo in un momento sempre di grande inflazione, dall’11% dell’anno scorso al 7 % di oggi. Se andiamo a condizionare il potere d’acquisto delle famiglie, è ovvio che per il retail e la somministrazione di alimenti abbiamo problemi. Non è pensabile che concentrare il sabato e la domenica le manifestazioni sia in grado di rispondere al calo di fatturato che le imprese hanno nell’infrasettimanale. Dal Covid in poi ha avuto un esplosione anche l’E-commerce, determinata da due fattori: aumento demografico (i giovani utilizzano la tecnologia per comprare rispetto ad altre fasce demografiche); la comodità che questi grossi player hanno anche di carattere fiscale. Assistiamo ad una fiscalità per gli esercizi di vicinato, rispetto al Web, significativa, che va a ledere determinare fasce merceologiche».
Cosa può fare l’amministrazione per favorire i cittadini che abbiano voglia di lanciarsi in un’attività commerciale?
«L’occupazione sugli assi viari di questa grande distribuzione, che sono insufficienti a gestire già una mobilità normale, si va a peggiorare. Il commercio svolge il ruolo di sentinella: se vive il commercio, vive la città. Se non sostieni il commercio locale, anche nel dire di no con la creazione di grandi strutture, l’imprenditore se ne va. È un’attenzione a 360 gradi. Ultimamente a livello politico, in regione Lombardia, dove abbiamo il livello più alto di imprese di tutta Italia, si sta attenzionando. A Mantova c’è uno studio che ha evidenziato questo. Occorre maggiore velocità e prontezza di risoluzione. Solo abbellire una città non è sufficiente… affinché un imprenditore possa trovare dal punto di vista commerciale, anche come somministrazione e artigianato di servizio».
Ci sono città in Lombardia virtuose sotto questo punto di vista?
«Sì, Bergamo e Brescia. Bergamo è uno dei distretti del commercio da tempo attenzionato da Regione, mentre Brescia sta cercando di fare innovazione con formule nuove di promozione nel centro storico, con la creazione di portali o la creazione di consorzio dei commercianti per la promozione integrata».
E perché manca questo a Mantova?
«C’è un problema di cabina di regia. Si deve migliorare. All’amministrazione stiamo chiedendo uno sforzo maggiore nella tempistica di risposta alle imprese. La risposta delle pubbliche amministrazioni è in genere molto lenta. La vita media delle imprese si è ridotta molto: il rischio di una desertificazione è dietro l’angolo».
E magari pensare alla definizione di un Consorzio?
«Sì, Prendendo ad esempio le già citate Brescia e Bergamo, che hanno due differenti gestioni. Bergamo ha come punto di forza nella cabina di regia nel distretto del commercio (programmazione e schedulazione delle azioni nel medio/lungo periodo, di almeno tre anni), a Brescia i commercianti sono i protagonisti. Abbiamo proposto in Regione delle alternative di questo genere ma dobbiamo capire innanzitutto gli imprenditori che ci credono: a Brescia gli associati si sono posti come promotori dell’iniziativa. Le azioni devono essere comunque determinate, programmando per tempo».
Sottopasso di Porta Cerese e Gambarara: 24 mesi di lavori ininterrotti, in due punti della città. Cosa ne pensate?
«Il problema dei lavori pubblici impegnativi, seppur necessari, è che devono essere gestiti: l’accessibilità ridotta e la mobilità rallentata sono temi preoccupanti. Significa condizionare l’accesso alla città».
Siete preoccupati?
«Sì, la preoccupazione c’è quando non ci sono rassicurazioni. Ci aspettiamo un tavolo di confronto a breve. Questi lavori condizionano la vita delle imprese. Purtroppo in tutta Italia viene considerata la necessità di fare le cose, ma non di farle con un beneficio a cascata. Nell’immediato avremo una contrazione, vedi i lavori di Dosso del Corso: ci sono attività che nella zona hanno cambiato molte gestioni o chiuso definitivamente. Si evita di stare in colonna. E non avendo creato una mobilità alternativa nel tempo, diventa un problema».
E cosa ne pensate delle riqualificazioni cittadine attuate? Di com’è cambiata la geografia del centro storico?
«Le opere vanno fatte, se necessario farle. È ovvio che vanno gestite. Un cambiamento della mobilità in genere va integrato e promosso con campagne adeguate. Chi parla di mobilità alternativa, dimentica che in Europa, tutto questo, è generato prima della chiusura o cambiamento dell’arteria stradale. La città è ambiente difficile da gestire, serve un piano attuativo».
Una domanda estemporanea: Che cosa manca come categoria commerciale a Mantova?
«Manca la fascia commerciale legata ai giovani, d’altro canto se non hai una frequentazione del centro constante, queso tipo di imprenditori difficilmente vengono a Mantova».
Antonia B. Baroni