Mantova È l’Imu, l’imposta sugli immobili, la prima fonte di entrate del Comune, e già nell’anno in corso ha registrato un aumento sensibile sull’anno precedente di quasi 100mila euro, su un totale complessivo di 17 milioni e 655mila – al netto dei 6 milioni circa incamerati dallo Stato. La previsione del 2025 presentata ieri dal vicesindaco Giovanni Buvoli in commissione consiliare è di ulteriori 100mila euro.
Mentre però le entrate extra dell’anno in corso sono dovute in gran parte ad accertamenti e a recuperi di credito, quelle dell’anno entrante sono imputabili a un decreto ministeriale che va al di là delle politiche dell’ente. Infatti, tutti gli sgravi disposti in tempo di pandemia nel 2021, oggi non valgono più.
Nei giorni di chiusura totale per il lockdown era stato concesso ai proprietari di negozi e botteghe che avessero ridotto i canoni almeno del 25%, di poter fruire di sgravi negli immobili censiti in classe C1; altrettanto valeva per i proprietari di teatri o palestre concesse in affitto calmierato. È il caso di dire però che, terminata l’emergenza è dal pari terminata anche la “festa”. L’aliquota per le attività commerciali e artigianali tornerà con il nuovo anno allo 0,78 per mille, mentre per teatri e palestre al 7,6 per mille.
Permangono invece i benefici previsti già dalla normativa nazionale per i proprietari che concedono i propri immobili a canoni calmierati, previa intesa concordata con i rispettivi sindacati di categoria: quelli dei proprietari e quelli degli inquilini. In tal caso, assicura il vicesindaco, l’aliquota rimarrà ferma all’8 per mille. Altrettanto dicasi per coloro che concedono gli alloggi in comodato gratuito – ossia le concessioni fatte ai congiunti sino al primo grado di parentela (da genitori a figli o viceversa). In questo caso l’aliquota dell’Imu rimarrà ferma al 6 per mille.
Per tutte le altre classi immobiliari non si registrano invece significative variazioni, ferma restando la volontà dell’ente di via Roma di proseguire negli accertamenti, come nel 2024.