Gabbia finita. Ma iniziano i problemi

MANTOVA Lo ha definito “capriccio”  Stefano Rossi, leader dell’opposizione e capogruppo di Mantova ideale, quello della Torre della Gabbia. Un capriccio ovviamente del sindaco  Mattia Palazzi che sin dall’inizio del primo mandato aveva annunciato il restauro del manufatto duecentesco per renderlo visitabile e trasformarlo in un belvedere mozzafiato sulla città storica, dall’alto dei suoi quasi 60 metri. Ma molti nodi sono venuti al pettine in corso d’opera. E proprio su questi adesso Rossi muove le proprie censure al vetriolo dalle pagine dei social, toccando tempistiche, costi e funzionalità. Addirittura mettendo in dubbio anche l’eventualità che questo belvedere possa mai entrare in funzione per i turisti o per quei “pensatori” che lo stesso sindaco vorrebbe mandarvi in cima a meditare sul bello, come da lui stesso asserito.
Nella cronistoria del consigliere d’opposizione, si registra L’inizio lavori nel maggio 2017; una prima inaugurazione rinviata nel Natale 2019; un’altra a Pasqua 2020; la nuova data annunciata per la fine dei lavori nell’aprile 2020, ma disattesa; per fine estate 2020 una nuova inaugurazione rinviata; nel Natale 2020 un’ennesima data di fine lavori disattesa e contestuale la rinviata inaugurazione; ultima, per questa primavera 2021, l’annunciata inaugurazione. Ma sarà vero?, si chiede Rossi.
Quanto ai costi, sono presto fatti: 585.359,56 euro l’impresa; 894.563,29 euro le somme a disposizione; 505.540 euro l’acquisto dell’appartamento da destinare a reception-biglietteria; 13.234,83 euro per i tecnici; 400.000 il restauro degli affreschi; 350.000 euro l’ascensore.
«Un capriccio da quasi 3 milioni, di cui ancora non si conosce l’epilogo. Ometto di ricordare i dettagli, ma ricordo solo che per portare sulla Torre una comitiva di 50 persone (un pullman) saranno necessarie 5 o 6 ore, dato che non potranno salire più di 5 persone per volta», conclude Rossi.