I rabbini a Palazzi: “Sospendi i lavori di Mantova Hub”

MANTOVA «Fermate i lavori di Mantova Hub». Questa la richiesta arrivata ieri al Comune dal rabbinato israeliano al sindaco  Mattia Palazzi nel corso di un incontro durato tre ore. Oggetto del contendere, ancora l’antico cimitero israelitico nella periferia est della città, dove è in atto il maxi progetto di rigenerazione urbana. In quell’area definita “della memoria”, secondo lo schema progettuale di  Stefano Boeri, non si costruirà nulla, ma al rabbinato la cosa non importa: quell’area è sacra secondo la tradizione giudaica, e non può essere interessata da alcun lavoro. Da qui l’imbarazzo del sindaco.

Con lui ieri c’era al tavolo l’assessore Andrea Murari, delegato all’urbanistica, il dirigente dei lavori pubblici e il responsabile del procedimento di Mantova Hub; dall’altra parte del tavolo il rabbino di Milano Alfonso Arbib e il rabbino israeliano Chizkiya Kalmanowitz dell’organizzazione Atra Kadisha, assieme alla signora Modena dell’Ucei come traduttrice, e l’architetto David Palterer consulente Ucei, e del Politecnico di Milano.

A loro Palazzi ha garantito che, se esisteranno ulteriori accorgimenti e se saranno compatibili con i contratti presi, «le funzioni individuate nel progetto, le norme e le risorse disponibili, li adotteremo. Ma non è possibile chiedere a un sindaco – recita una nota di Palazzi – di non osservare le leggi dello stato italiano, le gare fatte, e la scelta di ridare ai mantovani un pezzo della loro città che, senza realizzare un solo metro quadrato di volume in più, valorizza una storia che è per tutti noi preziosa e importante».

L’atteggiamento mantenuto da via Roma in questa vicenda è stata sin dall’inizio di apertura al dialogo e collaborazione, come dimostra l’accordo di coprogettazione con l’Ucei. «Ci siamo fatti carico, proprio nella volontà di incontrare alcune delle richieste fatte, di maggiori costi e maggiori tempi, sia rispetto alle indagini dei terreni, fatte con la supervisione del rabbino Kalmanowitz, sia nelle soluzioni progettuali (ad esempio, per il ponte che consentirà di non calpestare l’area, e per il portico interno ai capannoni militari, pensato per non occupare terreno esterno con il camminamento a lato dei capannoni). Tutto questo – prosegue il sindaco – l’abbiamo fatto nella volontà chiara di valorizzare la storia del cimitero ebraico, anche con quella che sarà una “Casa della memoria”, dopo 40 anni di totale e colpevole incuria di un’area in totale degrado, oggetto di innumerevoli atti vandalici e incendi».
Ma le rassicurazioni non sono bastate. Il rabbino Chizkiya Kalmanowitz ha chiesto al sindaco di fermare i lavori. «A tale richiesta non posso dare accoglienza, perché non posso mettere a rischio il Comune, che sarebbe oggetto di cause e risarcimenti, alla luce di lavori regolarmente iniziati a seguito della gara pubblica e relativo capitolato. Sin dall’inizio – conclude Palazzi – abbiamo condiviso tutto con la Comunità ebraica mantovana e con l’Ucei; continueremo a farlo disponibili al dialogo con il Rabbinato, nel rispetto delle prerogative del Comune e con la costante disponibilità a negoziare ciò che è ancora possibile negoziare».