In tre settimane oltre 200 profughi. Appello a Draghi

MANTOVA I comuni non possono essere lasciati allo sbando. L’invasione dall’Africa in decenni nonn è rapportabile a quella cui il territorio sta assistendo in appena un mese di guerra ucraina. La provincia mantovana sta accogliendo, da quel famigerato 24 febbraio a oggi, circa mille profughi, per la metà minorenni, e il solo capoluogo, che sino a pochi giorni fa ne aveva censiti una ventina, ormai parrebbe essere a quota 100, o giù di lì.
Da qui il drammatico appello che il sindaco Mattia Palazzi lancia al governo affinché lo Stato attribuisca non solo competenze, ma anche i fondi necessari all’ospitalità e all’integrazione dei profughi, che, ripetiamo, per la maggior parte è rappresentata da donne e bambini.
Palazzi ha ripetutamente chiamato in queste ore il Viminale e la Farnesina per rappresentare un problema che potrebbe non trovare soluzione senza un comportamento responsabile dello Stato. non basta la buona volontà dei cittadini, dice il sindaco, disposti ad accogliere chi scappa dalla guerra. Gli enti locali devono essere il punto di riferimento.
In un post sui social network, che riassume il contenuto dei propri appelli, Palazzi scrive: «Ad oggi in Italia la gran parte dell’accoglienza sta avvenendo nelle case di cittadini. È chiaro e comprensibile che ciò potrebbe non riuscirci a lungo. Per questo sindaci e Ali Nazionale chiedono che il governo faccia in fretta, come si è fatto con la prima fase della pandemia per i buoni spesa».
Inequivocabile la richiesta all’esecutivo centrale: «Date i soldi direttamente ai Comuni e noi in una settimana costruiamo i criteri e aiutiamo le famiglie che accolgono. Solo così potremo provate a garantire accoglienza ai numeri crescenti di profughi che stanno scappando dalle bombe di Putin. Loro vogliono tornare quanto prima nel loro Paese. Se non così, come si pensa di gestire un’accoglienza che nella nostra città in tre settimane ha già superato le 200 persone?».