La fabbrica della memoria: il racconto in digitale che passa dai documenti storici ai ricordi di famiglia

MANTOVA  Forse in tempi digitali gli scritti a penna sembrano sorpassati. Ma il digitale va ben riempito con dei contenuti. E i contenuti sono la nostra memoria, quindi indispensabili tracce del passato che, si auspica, potrebbero rappresentare anche una chiave di lettura per il presente. Questo l’argomento dell’incontro tenutosi ieri al Tempio di San Sebastiano dal titolo La fabbrica della memoria, il documento e la notizia nell’era digitale, l’evento primaverile targato Fatticult, che anticipa i temi della sesta edizione di Fatticult, da 23 al 29 settembre, evento ideato dal Consorzio Pantacon. Le esperienze di Oracle, Look Lateral, Home Movies Bologna, Archivio Diaristico Nazionale Onlus di Pieve di Santo Stefano e delle istituzioni sono così state protagoniste di una giornata dedicata alla tutela dei beni culturali attraverso le generazioni, alle nuove tecnologie e al mondo digitale che si mettono al servizio degli archivi.
Molte le banche digitali, ad esempio, che fanno riferimento al nostro prezioso Archivio di Stato, come illustrato dalla direttrice Luisa Onesta Tamassia. Circa 180.000 le immagini di Mantova e del suo territorio provenienti dall’Achivio Giovetti, notevole testimonianza di storia locale. Frutto della ricerca dello stesso Archivio di Stato è la raccolta di catasti del Geoportale Oltrepo Mantovano, con oltre 2000 mappe consultabili. Altra fondamentale banca dati quella sulla storia della famiglia Gonzaga, struttura portante dei Gonzaga Digitali. Oltre ai già strutturati Archivi Herla e Regge dei Gonzaga, in via di costruizione è Idea, piattaforma digitale e interattiva, che partendo dalla figura della marchesa d’Este offre una esplorazione del periodo rinascimentale, con i carteggi di Isabella e altri importanti elementi storici.
Poi ci sono gli archivi, anzi i musei, che partono da un piccolo racconto scritto su un lenzuolo, che arriva da Poggio Rusco. A narrare questa singolare esperienza è stata Natalia Cangi, della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale Onlus di Pieve di Santo Stefano. Dagli anni Settanta un giornalista ha iniziato a raccogliere i documenti privati di chi volesse lasciare traccia di se e centro di tale attività è diventato il paese di Pieve, ridotto in macerie dopo la Seconda Guerra Mondiale. Dal 2011 la raccolta è stata sviluppata in forma digitale. Ma per arrivare al Museo del Diario si è partiti dal lenzuolo di Clelia, che, terminati 15 chili di carta, ha trasportato su tessuto la sua esperienza scritta di elaborazione del lutto. Clelia ha portato il lenzuolo nel 1986 a Pieve e la sua testimonianza è esposta dietro una teca nel Museo in modo permanente dal 2012. A raccontare una piccola importante storia personale, insieme a quella di tanti altri. Ilperf