MANTOVA L’inclusività nella lingua italiana come sostanza e non come forma. Fondamentale per sostenere la libertà personale. Quell’indipendenza che tiene lontana anche la violenza: questi alcuni dei temi esposti ieri durante l’incontro organizzato dall’Osservatorio Nazionale sul Diritto di Famiglia e dal Comune di Mantova, che ha visto protagonista Paola Di Nicola Travaglini, giudice di Cassazione e autrice del libro “La giudice. Una donna in magistratura” edito da Harpercollins. E l’importanza dell’articolo determinativo al femminile davanti alla qualifica professionale è rilevante, per vari motivi, come spiegato dalla magistrata: “L’inclusività linguista deve esistere anche nelle istituzioni, che sono composte da donne e uomini. Anche questo rappresenta un tassello utile per aumentare la presenza di donne in ruoli apicali”.
Ed è proprio tra le figure di vertice che sembra più complesso approdare all’utilizzo del femminile per definire determinate funzioni. Il concetto sul quale puntare tutto è la libertà. In ogni ambito. Libertà di vivere assecondando la propria volontà. Rimuovendo chiunque cerchi di limitare l’autonomia altrui. Libertà che rimane il concetto chiave anche nel campo della giustizia, in ogni suo ordine. A dialogare con Paola Di Nicola Travaglini sono intervenuti il questore di Mantova Giannina Roatta e il consigliere Ondif Filippo Moreschi. A confronto con l’autrice anche gli assessori comunali Alessandra Riccadonna e Chiara Sortino, la presidente del Cpo presso l’Ordine degli Avvocati di Mantova Beatrice Biancardi e la presidente del Cpo presso l’Ordine dei Commercialisti di Mantova Stefania Bellasia. Al dibattito è seguito lo spettacolo teatrale “Tutto quello che volevo. Storia di una sentenza”, scritto e interpretato dall’attrice e attivista Cinzia Spanò. L’evento è stato realizzato con il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Mantova, dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Mantova e dei rispettivi Comitati Pari opportunità. (i.p.)