Molestie alla ex, imputato difeso dai testimoni

MANTOVA – La moglie lo aveva messo alla porta dopo aver scoperto le sue scappatelle. Lui se n’era quindi andato ma poco dopo aveva cercato di tornare sotto il tetto coniugale. Difronte al rifiuto irremovibile della donna aveva quindi cominciato a tempestarla di messaggi, a pedinarla ovunque, nonché a presentarsi a casa della ex senza essere stato invitato a entrare. Una vicenda andata avanti per oltre un anno, fra il gennaio 2018 e l’ottobre 2019, quella per la quale è a processo per stalking un 60enne residente nell’Oglio Po. Secondo l’accusa, infatti, l’uomo avrebbe inviato all’ex coniuge centinaia di messaggi, sia di testo che vocali, intrisi di insulti e offese; inoltre avrebbe pure preso a pedinarla, presentandosi altresì a casa sua nonostante se ne fosse allontanato in precedenza. Un metodo per riavvicinare l’ex moglie che non aveva portato grandi risultati. Così come le numerose integrazioni a querela da parte della presunta vittima, una 55enne costituitasi parte civile con l’avvocato Viviana Torreggiani. Versione questa, rispedita però al mittente punto su punto dallo stesso imputato, a giudizio con l’avvocato Andrea Pongiluppi. «Era lei che mi molestava e perseguitava non io», aveva detto l’uomo in apertura d’istruttoria. «Avevo scoperto un suo tradimento e da lì ha voluto farmela pagare». Tesi questa, suffragata ieri in aula pure dagli altri testi della difesa, tra cui la nuova compagna dell’accusato e un’amica. Prossima udienza il 12 luglio.