Morì folgorato in cantiere, il tecnico Ats: scarsa sicurezza

MANTOVA  Per il tecnico dell’Ats Val Padana, escusso in qualità di teste del Pm, la presenza di una linea attiva di tensione elettrica nell’area di cantiere, e non interrotta preventivamente, rivelerebbe una non corretta organizzazione circa la sicurezza dello stesso luogo di lavoro. Di diverso avviso invece le difese secondo cui, al contrario, la sola presenza di una linea di tensione attiva, se conosciuta da tutti gli operai, non inficerebbe la regolare tenuta del cantiere. Questo in sostanza quanto dibattuto ieri nel processo per la morte di Angelo Baresi, l’operaio edile folgorato da una scarica di 15mila volt il 21 agosto 2019 mentre era al lavoro nel cantiere di via Leoncavallo, a Castiglione delle Stiviere. Sei le persone chiamate a difendersi dall’accusa di omicidio colposo: Sergio Redona, legale rappresentante della Red Srl di Rovato azienda che lavorava in subappalto nel cantiere; Stefano e Simone Medini, titolari della Medini Costruzione Srl, committenti della Red Srl; Giovanni Sicurello, della Beton Transport Srl di Manerba; Alfonso Di Bona, delegato alla sicurezza di Concrete Italia Srl, fornitore del calcestruzzo usato e Giancarlo Belluzzi, ingegnere di Castiglione delle Stiviere, coordinatore della sicurezza nel cantiere. Baresi, 51enne di Rudiano, quella mattina stava stendendo del calcestruzzo con il tubo telescopico collegato al braccio meccanico dell’autobetonpompa. Braccio che il manovratore (che per questo ha patteggiato 4 mesi) aveva alzato troppo, fino a toccare i fili dell’alta tensione. La scarica, come ricordato in aula anche da un collega della vittima, aveva tramortito Baresi, caduto all’indietro e quindi morto poco dopo l’arrivo in ospedale. prossima udienza il 18 ottobre.