Sfruttava i braccianti pagandoli 2 euro all’ora, processo alle battute finali

Questione di caporalato

MANTOVA        Erano stati costretti a lavorare per dieci ore al giorno in campo aperto senza protezioni. Unico rifugio nei momenti di pausa una piccola tenda con un materasso sudicio e puzzolente. Con l’accusa di caporalato e sfruttamento della manodopera clandestina era così finito a processo Bapul Das, 34enne originario del Bangladesh, legale rappresentante dell’azienda agricola “Divbo” di Quingentole. Il 20 giugno scorso i carabinieri dell’Ispettorato del lavoro erano piombati in un podere alla periferia di Quistello, trovando al lavoro 11 extracomunitari di cui cinque irregolari. Tutti, anche quelli regolarmente assunti, erano sottoposti a condizioni di evidente sfruttamento. A partire dalla retribuzione, due euro all’ora contro i nove previsti dal contratto nazionale di lavoro. I carabinieri avevano riscontrato l’assoluta mancanza di dispositivi di protezione, quali abbigliamento e scarpe antinfortunistiche. Nella prima udienza avevano deposto i carabinieri dell’ispettorato e alcuni lavoratori. Il prossimo 24 aprile la conclusione del procedimento.