MANTOVA Ci sono i familiari di almeno 40 ex militari prigionieri del III Reich tra le 743 domande d’indennizzo avanzate dagli eredi delle vittime delle stragi naziste. Ad occuparsi della loro posizione è l’avvocato Giulio Arria che in questi ultimi anni ha maturato un’ottima esperienza in questo settore, e che ora con altri colleghi sta promuovendo cause su cause. Questo nonostante ci sia una sentenza del 2019 che dice che la Germania deve risarcire circa 40mila euro a ciascuno degli Imi (i militari taliani deportati in Germania dopo l’8 settembre 1943, i cosiddetti schiavi di Hitler), ovvero ai loro eredi. Cosa è successo nel frattempo: la Germania ha rifiutato di pagare dicendo di averlo già fatto, mentre i ricorrenti, forti del fatto che l’immunità di giurisdizione invocata dalla Germania cade a fronte dei crimini di guerra, hanno iniziato a chiedere i pignoramenti. Il governo italiano per risolvere la questione ha creato un fondo per risarcire gli eredi degli schiavi di Hitler prendendo le risorse dal Pnrr nell’aprile 2022. La creazione di questo fondo come effetto ha avuto quello di bloccare i pignoramenti, sospendendo di fatto le azioni esecutive. Per potere accedere a questo fondo gli eredi dovranno fare nuovamente causa, «perché – spiega l’avvocato Arria – per accedere è necessaria una sentenza del tribunale. Ci sono già diverse cause in piedi a questo scopo. Una di queste riguarda circa 90 ex internati militari italiani (Imi); altri 30 ex Imi hanno presentato un analogo ricorso, poi ci sono anche casi singoli come quelli di una vittima delle Fosse Ardeatine». Per accedere al fondo risarcitorio è necessario intentare la causa alla Germania e all’Italia presentandola al tribunale di Roma competente per questo caso particolare. Il decreto per il fondo dell’aprile 2022 ha stoppato il ricorso della Germania alla Corte Internazionale di Giustizia. Ora si attende la decisione della Corte Suprema. Se le prescrizioni per il decreto-fondo venissero bocciate proseguirebbero le cause già in essere.