Tentò di suicidarsi perché in preda al delirio, Lorena Buzzago salvata dalla Digos

MANTOVA  «Se nelle fasi antecedenti il tentativo di suicidio l’imputata era sicuramente capace di intendere e di volere, dall’estrazione del coltello in poi era iniziata in lei una fase di delirio che, senza il provvidenziale intervento degli agenti, sarebbe anche potuta sconfinare nel compimento dello stesso atto suicidario, da ritenersi quindi senza soluzione di continuità con le frasi proferite in precedenza nei confronti della persona offesa».
Alla luce di tale argomentazione, addotta nelle proprie conclusioni peritali dal consulente tecnico della difesa, lo scorso 22 febbraio, era stata riformata in toto la sentenza di primo grado con cui il giudice di pace, esattamente un anno prima, aveva condannato Lorenza Buzzago a 1.000 euro di multa (oltre ad altrettanti a titolo di provvisionale in favore della parte civile) per aver diffamato l’ex questore di Mantova Paolo Sartori. Un verdetto, quello emesso in tale circostanza dal Tribunale monocratico di via Poma – in veste però di giudice d’appello – tramite il quale l’ex maestra comunale veniva dunque mandata assolta stante un riconosciuto totale vizio di mente.
Piena incapacità di intendere e di volere diagnosticatale dunque dallo stesso Ctp, lo psichiatra veronese Pietro Lucarini, già escusso anche in prima istanza, sulla base di un appurato «disturbo bipolare di tipo 1, con caratteristiche psicotiche congruenti all’umore», intendendosi con questo «l’alternarsi di fasi di esaltazione a fasi di depressione» e in cui «a fronte di una forte emotività il soggetto perde il controllo delle proprie azioni». Nello specifico la vicenda, poi approdata al pari di tante altre – tutte tra loro connesse – in un’aula di tribunale, risaliva al 21 maggio 2019 quando gli agenti della Digos entrarono nell’abitazione della donna per arrestarla, in esecuzione di un aggravamento della misura cautelare del divieto di avvicinamento cui era stata in precedenza sottoposta per atti persecutori nei confronti del sindaco di Mantova Mattia Palazzi e del consigliere comunale Pierluigi Baschieri. In tale occasione Buzzago, davanti ai poliziotti che eseguivano l’ordinanza di custodia in carcere e convinta di essere perseguitata, reagì violentemente minacciando dapprima di suicidarsi con un coltello per poi, una volta fermata, proferendo pesanti insulti all’indirizzo dell’allora questore virgiliano Sartori, oggi a Vicenza, definendolo senza mezzi termini «corrotto e marcio». Da quella specifica offesa era quindi scaturita la relativa denuncia penale a fronte altresì, quale prova incontrovertibile dell’accaduto, del filmato girato dagli stessi agenti nel momento dell’arresto e finito tra gli elementi probatori del procedimento. Sulla base di questo il giudice di pace, «disattendendo la valutazione del consulente di parte e senza disporre alcuna altra perizia, sulla scorta di argomentazioni critiche basate sulla mera visione della videoregistrazione in atti» aveva quindi ritenuto colpevole l’imputata, ravvisando in lei «traccia evidente di un’organizzazione mentale lucida» nonché rilevando altresì come la stessa «dai filmati apparisse vigile e consapevole delle proprie azioni», e respingendo così contestualmente la tesi difensiva portata a sostegno dall’avvocato Beatrice Lombardo circa la sussistenza di un’incapacità di intendere e di volere della propria assistita in quei concitati istanti. Di diverso avviso invece il magistrato giudicante di secondo grado, Raffaella Bizzarro, che alla luce delle risultanze peritali addotte al dibattimento, aveva al contrario riconosciuto nell’ex maestra un pieno difetto di mente al momento del fatto, sancendone dunque non imputabilità.