Tormentata con 20mila messaggi in 4 anni dall’ex che la controllava con telecamere e Gps

MANTOVA Aveva deciso di querelare il suo ex quando aveva scoperto un segnalatore Gps attaccato con una calamita al paraurti della sua auto. Quel segnalatore ce l’aveva fatto mettere l’uomo cui era stata legata per 20 anni, che ora è a processo per stalking nei confronti della sua ex che si è costituita parte civile e che ieri ha raccontato la sua versione dei fatti, confermando di fatto tutte le accuse a carico dell’imputato, un 49enne residente nell’Alto Mantovano. Prima di quel segnalatore Gps c’erano anni e anni di angherie che la donna, una 47enne, ha ripercorso con grande lucidità ieri mattina in aula. Quattro anni di insulti, minacce, appostamenti e pedinamenti, tra il 2014 e il 2017. Nel capo d’imputazione sono compresi circa 20mila messaggi tra Sms, Whatsapp, scritti e vocali carichi di insulti e anche una telefonata di minacce, dove il 49enne le avrebbe detto di stare attenta ad andarsene in giro per il paese. La donna ha anche raccontato di alcuni episodi in cui il suo ex l’avrebbe pedinata anche insieme ad un’altra persona. In un altro frangente aveva scoperto che l’uomo aveva piazzato delle telecamere in casa, ufficialmente per controllare i muratori che stavano facendo dei lavori. Infine la scoperta del dispositivo Gps nascosto nella sua auto; la 47enne si era insospettita perché il suo ex sapeva sempre dov’era e dove andava, così aveva controllato la propria auto palmo a palmo trovando il segnalatore. A quel punto aveva sporto querela, e da allora l’imputato è scomparso dalla sua vita, che lei comunque aveva dovuto cambiare radicalmente, dal numero di cellulare al posto di lavoro. Il processo è stato quindi aggiornato al 13 aprile dell’anno prossimo con l’audizione di altri testimoni della pubblica accusa.