Un raptus improvviso dietro l’omicidio di Anna Turina

Il luogo del delitto

MANTOVA Tre mesi dopo l’omicidio di Anna Turina, assassinata nella sua villetta a Malavicina di Roverbella lo scorso 9 dicembre, tutto resta ancora congelato. Il genero della vittima, Enrico Zenatti resta in carcere con l’accusa di omicidio volontario, e dal carcere continua a dirsi innocente, mentre la procura è più che ferma nel considerarlo unico responsabile di un omicidio efferato. Sono i particolari della relazione del medico legale che ha eseguito l’autopsia che stanno trapelando in questi giorni che confermano di fatto il quadro fortemente indiziario a carico di Zenatti. La relazione del medico legale conferma che il taglio alla gola che ha causato la morte della 73enne non può essere stato fatto che dopo l’arrivo di Zenatti nell’abitazione della suocera, contrariamente a quanto continua a sostenere il 54enne. Quest’ultimo aveva dichiarato agli inquirenti che al suo arrivo la «suocera era già a terra con un vistoso taglio alla gola da cui perdeva sangue». Per il medico legale le cose non sarebbero andate così: quel giorno verso le 17, Anna Turina si sarebbe sentita male, forse per un infarto o un ictus, ma era comunque riuscita a telefonare alla figlia Mara Savoia, che era subito accorsa con il fratello Paolo e il marito Zenatti. Quest’ultimo sarebbe rimasto nella stanza della suocera, mentre i figli dell’anziana cercavano delle medicine per poi uscire per fare strada ai soccorritori. In quel breve lasso di tempo Zenatti avrebbe agito, portando a termine un delitto tanto efferato quanto improvvisato sul momento, come in un raptus. Furono i soccorritori a trovare la vittima con la gola tagliata e in un lago di sangue che prima i figli non avevano visto. In quelle condizioni, conclude il medico legale, la donna non avrebbe mai potuto parlare al telefono chiedendo aiuto, e punta il dito contro il genero, con il quale la donna avrebbe avuto dei forti dissapori, e che 17 anni fa era stato arrestato con l’accusa di avere ucciso due prostitute. Accusa dalla quale era stato assolto in appello.